Pirati, soldati, artisti: da Caterina II all’Urss la lunga avventura dei russi a Trieste

Recenti studi rilanciano il ruolo e le vicende legate alla presenza in città delle rappresentanze diplomatiche e non solo 

TRIESTE. Il difficile rapporto tra Italia e mondo slavo, segnato da ulteriori contrapposizioni nei decenni della guerra fredda, ha lasciato in ombra la presenza dei russi a Trieste, risalente al diciottesimo secolo. Studi recenti riservano sorprendenti indicazioni sui rapporti tra la città e la Russia, con particolare riferimento al porto franco e al porto di transito. Dopo la vittoria conseguita contro i turchi, l’imperatrice di tutte le Russie Caterina II aveva esteso i suoi domini anche in Crimea, decidendo di aprire a Trieste un consolato nel 1774. Quella rappresentanza diplomatica assunse grande importanza strategica, perché la pace stipulata con il sultano Mustafà III autorizzava le navi russe ad attraversare Bosforo e stretto dei Dardanelli. Molte navi russe riuscirono così a entrare nel Mediterraneo e raggiungere Trieste.

Nel 1788 accordi fra l’imperatore d’Austria Giuseppe II e Caterina II, alleati nella guerra contro i Turchi, rendevano Trieste porto di armamento e di approvvigionamento, quale base navale adriatica delle navi russe della flotta allestita da Lambro Cazzioni, ex pirata albanese, ingaggiato dal governo russo per organizzare ed esercitare il brigantaggio marittimo nell’Egeo e nello Ionio contro i bastimenti turchi, egiziani, tunisini e algerini. La flottiglia russa dell’Adriatico, composta da 24 navigli armati e 500 uomini di equipaggio, era agli ordini della flotta russa del Baltico, che allora aveva base a Siracusa, in Sicilia. Partita da Kronštadt, approdava nel Mediterraneo con 50 navi da guerra, 130 navi da trasporto e 10.000 uomini di truppa da sbarco. Il commercio triestino traeva così ottimi guadagni dalle forniture alimentari alle navi russe di carni affumicate, pesci, pasta, riso, biscotti e altro, spediti in quantità anche in Sicilia.

Spesso alti personaggi russi arrivavano e partivano da Trieste. Tra questi Antonio Psarò, Brigadiere al servizio della Russia, incaricato dei suoi affari a Malta. Cronache del tempo indicano la partecipazione della città all’esultanza per i successi militari riportati dall’esercito russo nella lotta contro i turchi, con cerimonie e festeggiamenti cui parteciparono autorità religiose, politiche, militari e diplomatiche. Particolare rilievo assunse la conquista di Belgrado, avvenuta nell’ottobre 1789. La celebrò anche la comunità ebraica.

Il consolato russo di Trieste assunse un rilievo crescente perché nella prima metà dell’‘800 vi transitarono molte missioni di pace guidate dal plenipotenziario russo conte Orlov, delegato dello zar Nicola I alla Conferenza di Vienna nel 1854.

La diplomazia russa si poneva allora l’obiettivo di garantirsi la neutralità dell’Austria riguardo alla guerra di Crimea. Il ruolo geopolitico di Trieste, così vitale per l’espansionismo russo nel Mediterraneo, alimenta traffici commerciali con il porto di Odessa. Trieste, così simile alla città della Crimea nella morfologia del territorio e nella fisionomia architettonica, diviene residenza di ricchi commercianti russi e ucraini, che vi costruiscono lussuose dimore. È passato alla storia, tra questi, Giovanni Risnich, magnate arricchitosi importando cereali dalla Russia. La sua notorietà si deve alla travolgente storia d’amore vissuta dalla giovane e affascinante moglie di lui, Amalia De Ripp, con il poeta Aleksandr Puškin durante un soggiorno d’affari compiuto dalla coppia ad Odessa. Ammalatasi di tisi, Amalia morirà a soli 23 anni a Trieste. Villa Risnich, situata all’angolo tra via Guido Reni e piazza Carlo Alberto, era stata venduta dal Risnich prima della partenza per Odessa.

Circondata da dicerie e leggende è la famosa “Villa delle Cipolle” a Barcola, fatta erigere da un ex pope, Anton Jakič, ritenuto, all’epoca, agente segreto dello Zar. Nel corso del ’900 cambiò più volte proprietà, divenendo anche casa d’appuntamenti e bisca di fama internazionale.

I rapporti tra Trieste e la Russia emergono in molte altre fonti: nel marzo 1848 l’imperatore Francesco Giuseppe incontrò tutto il corpo consolare e visitò la brick Ene della squadra navale russa per ricambiare la visita compiuta dallo zar l’anno precedente a un’unità austriaca ospite nel porto di Pietroburgo. Tra ‘800 e ‘900 un aspetto particolare riguarda le attività degli attaché, attivi contro lo stato che li ospitava. Rilevanti i rapporti economici, tra cui le commesse affidate dalla Russia ai cantieri navali triestini. Il Cantiere San Rocco di Muggia costruiva, su richiesta dell’armatore Koskin di Rostov, alcuni piroscafi per la navigazione nel Mar d’Azov. Il varo del primo, di nome Princip, ebbe luogo il 19 agosto 1897.

Nello stesso periodo i cantieri triestini provvedevano alla riparazione di navi da guerra russe. I piroscafi del Lloyd collegavano Trieste con i porti russi del Mar Nero e si intensificarono i rapporti commerciali con Odessa, Cherson, Taganrog, Batum. Lo scoppio del primo conflitto mondiale chiudeva i proficui rapporti tra il porto dell’impero asburgico e quello zarista, che avviava trattative segrete con l’Italia, conclusesi nel patto di Londra il 26 aprile 1915. Le sue clausole sarebbero divenute di pubblico dominio in Russia, grazie a un articolo pubblicato sulla Pravda da Lenin, che denunciò gli interessi dell’Italia in Dalmazia, Albania, nell’Egeo, oltre che nel Tirolo meridionale e nel Litorale adriatico.

Nel II dopoguerra e fino al crollo dell’Urss del 1991 proseguivano intensi rapporti tra l’Arsenale Triestino, la Russia e l’Ucraina nel settore delle riparazioni navali. Dopo il crollo dell’Urss cessavano del tutto, per l’impossibilità di pagare i costi delle riparazioni. Oggi la Russia è presente a Trieste nelle istituzioni scientifiche come la Sissa e con la cultura (musica, danza, teatro).


 

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