Quella “Burla” di Svevo trovata a Parigi

Una piccola miniera di carte sveviane tutte da studiare. Stava a Parigi, al numero 33 di Boulevard Murat. Nella casa del XVI arrondissement dove abitava Paul Henri Michel, responsabile negli anni Venti della sezione italiana della Bibliothèque e del Musée de la guerre allo Chateau de Vincennes. E ottimo traduttore in francese di tanti importanti autori d’Italia. Primo fra tutti, Giovanni Papini.
Lì, tra le carte del fondo Michel, è spuntato un raccoglitore con le copie dattiloscritte di alcune commedie di Italo Svevo: “Un marito”, “L’avventura di Maria”, “Inferiorità”, “Il ladro in casa”, “Le teorie del conte Alberto, “Le ire di Giuliano”. Ma in Boulevard Murat, dove Ettore Schmitz si recò in visita nel corso del suo ultimo viaggio parigino, nel marzo del 1928, c’era anche una versione difforme da quella pubblicata e conosciuta di “Una burla riuscita”. Una delle novelle più belle, e dense di riferimenti autobiografici, dell’autore della “Coscienza di Zeno”.
La comparsa di questo nuovo “testimone”, come viene chiamato dagli studiosi di letteratura, permette anche di affrontare la questione delle carte lasciate da Svevo da un punto di vista davvero originale. Basta leggere il saggio introduttivo di Beatrice Stasi, professore associato di Letteratura italiana all’Università del Salento, all’edizione critica di “Una burla riuscita” pubblicata da Pensa MultiMedia Editore (pagg. 224, euro 19).
Del libro si parlerà domani a Trieste in un incontro, organizzato dal Circolo della Cultura delle Arti, che si terrà alle 16.30 alla Biblioteca Statale “Stelio Crise”, in largo Papa Giovanni XXIII 6 a Trieste. Insieme a Beatrice Stasi, e a Elvio Guagnini che sarà il coordinatore, Giuseppe Camerino, Renzo Rabboni e Sergia Adamo affronteranno anche il tema dell’edizione nazionale delle opere sveviane. Che, nonostante la scarsità di fondi a disposizione, è pronta a pubblicare i due volumi di “Senilità”.
Nel corso del pomeriggio ci si soffermerà, poi, sul nuovo volume della rivista di studi sveviani “Aghios”, pubblicata da Campanotto editore, che questa volta propone gli atti del convegno “Italo Svevo e le scienze: vita, tempo, scritture”, organizzato nel 2012 alla Ruhr-Università di Bochum a cura di Marie Guthmüller e Esther Schomacher.
La “Burla” riemersa in Francia ha permesso a Beatrice Stasi di spalancare una finestra sul problema dei dattiloscritti sveviani. Spingendola a fare una ricerca approfondita, e per nulla facile, sulle diverse macchine da scrivere usate per ricopiare novelle, commedie, anche la “Coscienza”. E portandola a ipotizzare che non tutte le versioni delle opere possono essere attribuite allo scrittore. Altre mani hanno ribattuto a macchina i testi? La moglie Livia Veneziani, il genero Antonio Fonda Savio?
La “Burla riuscita” parigina, donata dall’erede Olivier Michel al Museo Sveviano di Trieste insieme ad altre carte, contiene alcune difformità rispetto al testo pubblicato per la prima volta nel 1926. Al centro della storia c’è lo scrittore Mario Samigli (parente strettissimo di quell’Ettore Samigli, che era poi il nome dietro cui si nascose per molti anni Ettore Schmitz, non ancora trasformato in Italo Svevo), che si trova raggirato dal collega che odia di più: Enrico Gaia.
Tra le tante favolette che Mario Samigli inventa, come chiave di lettura simbolica per orientarsi nella selva oscura della vita, una in particolare ha attirato l’attenzione di Beatrice Stasi. Ed è quella che, guarda caso, lo stesso Svevo ha leggermente ritoccato nella versione parigina. Forse per non offendere Benjamin Crémieux, il critico letterario e scrittore che più volte Svevo aveva solecitato per ottenere la pubblicazione in francese della “Burla”. Senza successo.
Dice la favola: «Ad un passerotto famelico avvenne di trovare un giorno molte briciole di pane. Credette di doverle alla generosità del più grosso animale che avesse mai visto: un pesante bove che pascolava su un campo vicino. Poi il bove fu macellato, il pane sparì, e il passerotto pianse il suo benefattore».
alemezlo
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo