Quella sera in cui Coleman suonò il sax all’Opp accanto a Rosina la matta

Sul Piccololibri il ricordo del soprano Alda Noni, il ballerino Thomas Giugovaz, l’intervista a tutto tondo a Sarah Cosulich

Arianna Boria

TRIESTE. Rosina con la sua armonica a bocca che il 15 maggio 1974 duetta nel campetto di calcio a sette dell’ex Opp con Ornette Coleman, il grande sassofonista americano padre del free jazz. Era una giornata davvero speciale per il manicomio, che ospitava il suo primo concerto. Oltre tremila spettatori “esterni”, attratti dal nome di richiamo, si mescolarono liberamente con i pazienti dei vari reparti, all’epoca già tutti aperti dalla rivoluzione di Basaglia. “Non mi ero mai trovato in un ambiente così particolare... Certo non avresti potuto dire, guardandoli in faccia, questo è malato e questo no», testimonierà Coleman alla psichiatra Maria Grazia Giannichedda. Per gli organizzatori, tuttavia, non filò tutto liscio, per un incaponimento del manager del gruppo sul pagamento dell’esibizione, che doveva avvenire prima dell’inizio.

Al concerto a San Giovanni, il primo di una lunga serie che portò al manicomio artisti internazionali, è dedicata la copertina dell’inserto Piccololibri, domani in edicola con il quotidiano all’interno del fascicolo di critica e novità letterarie Tuttolibri. Sarà proprio Rosina, con la sua musica improvvisata, a “liberare” gli artisti trattenuti lontano dal pubblico, richiamando sulla pedana Coleman, che la accompagna al sassofono, e poi tutti gli altri, pronti a iniziare il concerto sulle note dell’armonica.

Uno degli approfondimenti di questa settimana racconta la vicenda che portò le preziose carte e lettere autografe di Umberto Saba all’interno del “Fondo manoscritti di autori moderni e contemporanei”, avviato da Maria Corti nel 1972. È uno dei capitoli del libro autobiografico “Ombre dal Fondo”, ripubblicato quest’anno da Einaudi. Maria Corti arriva sulla scorta di una segnalazione in via Due Macelli 19 a Roma, dove il pittore Lionello Giorni, vedovo di Linuccia, abitava in un appartamento collegato da una scala interna a un primo piano dove aveva vissuto la moglie e a un secondo dove teneva lo studio l’amante di lei, Carlo Levi. Quando Giorni aprì le ante di un mobile antico comparve un’autentica meraviglia: tutta l’opera di Saba nelle sue diverse redazioni, alcuni inediti, stampe rarissime, prime edizioni. Ma come mai il tesoro non tornò a Trieste? La cifra pretesa da Lionello per l’intero carteggio era per l’epoca esorbitante e il sindaco letterato Manlio Cecovini oppose all’esborso ben altre priorità, dalle strade ai restauri. Fu così che l’Università di Pavia, di cui era rettore il fisico umanista Alberto Gigli Berzolari, escogitò un sistema di “esproprio” alle varie facoltà per assicurarsi l’archivio, che andò a ritirare personalmente a Roma.

Il paginone centrale del Piccololibri inaugura una nuova rubrica, “La donna del sabato”, dedicata a figure del Friuli Venezia Giulia protagoniste in vari campi, dalle arti alle scienze, dalle lettere allo sport, che accettano di raccontarsi a tutto tondo. La prima intervistata è la curatrice di arte contemporanea Sarah Cosulich, oggi responsabile della pinacoteca della Fondazione Agnelli, dopo una carriera che da Villa Manin insieme a Francesco Bonami, l’ha portata ad Artissima di Torino e alla Quadriennale di Roma. Un’avventura cominciata dalle tesi di laurea su Maurizio Cattelan, spedita da Londra all’indirizzo dell’artista a New York.

Tra i personaggi da riscoprire, il Piccololibri di sabato 16 aprile propone il grande soprano leggero triestino Alda Noni, nata nel 1916 (il padre era il proprietario della nota gioielleria di piazza Goldoni) e ad appena ventuno anni debuttante a Lubiana come Rosina nel Barbiere di Siviglia. La sua carriera è un viaggio nelle istituzioni e accanto ai nomi più prestigiosi della lirica del secondo dopoguerra, dove trionfa nell’opera buffa per le caratteristiche della voce, per la solida tecnica, ma anche per la naturalezza e la seduzione del suo approccio.

Dalla musica alla danza, con un ritratto del ballerino triestino Thomas Giugovaz, 25 anni: gli inizi ad Arteffetto, il diploma alla Scala, gli Stati Uniti e oggi lo Slovenian National Ballet di Lubiana.

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