Rosi accarezza il Leone d’Oro e se la gioca con “L’Avenir”

Il documentario “Fuocoammare” dato come favorito alla Berlinale. In corsa anche i francesi Mia Hansen-Løve e André Techiné con “Quand on a 17 ans”
Di Beatrice Fiorentino
epa05158261 French director Mia Hansen-Love poses during a photocall for 'L'Avenir' (Things to come) at the 66th annual Berlin International Film Festival, in Berlin, Germany, 13 February 2016. The movie is presented in the official Competition program at the 'Berlinale' that runs from 11 to 21 February. EPA/MICHAEL KAPPELER
epa05158261 French director Mia Hansen-Love poses during a photocall for 'L'Avenir' (Things to come) at the 66th annual Berlin International Film Festival, in Berlin, Germany, 13 February 2016. The movie is presented in the official Competition program at the 'Berlinale' that runs from 11 to 21 February. EPA/MICHAEL KAPPELER

BERLINO. Salvo sorprese (le giurie riescono spesso a sorprendere con verdetti inaspettati e non sempre condivisibili), Gianfranco Rosi sembrerebbe ormai avviato verso una vittoria a mani basse. Fin dalla prima proiezione ufficiale, al secondo giorno della 66.a Berlinale, "Fuocoammare", documentario diviso tra la vita di ogni giorno a Lampedusa e lo sbarco dei migranti in cerca di salvezza sull'isola, ha guidato la classifica di "stellette" pubblicata su "Screen". Il film di Rosi, già Leone d'Oro a Venezia nel 2013 con "Sacro Gra", seguito a ruota da "L'Avenir" di Mia Hansen-Løve e "Midnight Special" di Jeff Nichols, risulta di gran lunga il preferito dalla critica internazionale. Dato da prendere con le pinze, ovviamente, puramente rappresentativo di una tendenza e non sufficiente a offrire garanzie di alcun genere, nonostante si possa affermare che la pellicola di Rosi sia stata comunque tra le poche in grado di distinguersi in un concorso complessivamente debole, a tratti devastante.

Anche altri fattori potrebbero incidere a suo favore: in primis, la tendenza della Berlinale a prediligere film dal forte contenuto sociale; inoltre, la presenza di Alba Rohrwacher in giuria dovrebbe garantire sostegno al cinema italiano. Certo, la presidente Meryl Streep potrebbe essere attratta da un cinema narrativamente più classico, ma va aggiunto che l'attrice, notoriamente engagé, non si è mai sottratta al sostegno delle cause civili. Viste le premesse, in ogni caso, è davvero improbabile che se ne esca a mani vuote. La sua corsa potrebbe essere ostacolata dai due film francesi, francamente i migliori visti in questi dieci giorni anche se non particolarmente innovativi, il già citato "L'avenir" e "Quand on a 17 ans" di André Techiné, ma anche Thomas Vinterberg potrebbe dare filo da torcere, bassino in termini di gradimento internazionale, eppure accolto da un largo applauso al termine della proiezione di "The Commune". Il filippino Lav Diaz, nel suo film "bigger than life", ha offerto prova di una libertà espressiva impareggiabile che potrebbe essere meritatamente ricompensata con il Gran Premio della Giuria o con il premio al miglior contributo tecnico (per la fotografia di una bellezza abbacinante). Con tanti attori in giuria, inoltre (oltre alla Streep e all'Alba nazionale, anche Clive Owen e il tedesco Lars Eidinge), c'è grande attenzione, quest'anno, all'assegnazione dei premi per le migliori interpretazioni maschili e femminili. Molte le donne a contendersi l'Orso, a cominciare da Isabelle Huppert in "L'avenir", in gara contro Trine Dyrholm in "The Commune" e la tedesca Julia Jentsch nell'orrido "24 weeks". Michael Shannon, in "Midnight Special" di Jeff Nichols, e l'introverso Majd Mastoura di "Hedi", ma soprattutto i due giovani protagonisti del film di Techiné, Kacey Mottet Klein e Corentin Fila, magari in coppia, sono invece i favoriti per il premio maschile.

Intanto sono passate anche le ultime due pellicole del concorso: "A Dragon Arrives" dell'iraniano Mani Haghighi e "United States of Love" di Tomasz Wasilewski, una conoscenza del Trieste Film Festival a cui aveva partecipato nel 2014 con "Floating Skyscrapers", primo film polacco a tematica gay. Qui a Berlino porta il suo nuovo lavoro "United States of Love", ambientato nella Polonia di Solidarnosc. Ora non resta che aspettare.

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