Valerio presenta la nuova stagione del teatro Il Rossetti di Trieste: «La nostra casa dei sogni»

Intervista al direttore Paolo Valerio: «La varietà dell’offerta è segno di forza. Oltre 20 produzioni e la sfida di sperimentare»

 

Federica Gregori
Simone Cristicchi in "1954"
Simone Cristicchi in "1954"

Lasciata alle spalle l’euforia estiva intercorsa tra la raffinata rassegna “Il Rossetti a Miramare” e il Cirque du Soleil, è la fredda logica dei numeri ora a parlare: registrando uno strabiliante balzo in avanti, di 10 posizioni, è ancora più evidente la proiezione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia nell’olimpo dei migliori enti teatrali italiani.

Teatro Rossetti di Trieste, viaggio fra gli spettacoli di prosa proposti nella stagione 2025-26
La compagnia di "Crisi di nervi" con al centro Peter Stein

Nel suo comparto di riferimento nazionale (TRIC, Teatro di Rilevante Interesse Culturale), il Ministero della Cultura, analizzata la progettualità 2025, ha premiato il Rossetti incrementandone la valutazione della qualità artistica. E non di poco: dal 14° posto che rivestiva quattro anni fa ha conquistato la 4ª posizione. Merito di un febbrile lavoro di squadra, di una possente macchina produttiva attenta anche all’ingranaggio più insignificante, di un sistema coeso che ha creato terreno fertile intorno; e merito, naturalmente, di una direzione artistica solida e illuminata. Quella di Paolo Valerio.

 

Paolo Valerio, 64 anni, dal 2001 direttore del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, fotografato all’interno del Politeama Rossetti di Trieste. La sala fu costruita nel 1878. Foto di Simone Di Luca
Paolo Valerio, 64 anni, dal 2001 direttore del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, fotografato all’interno del Politeama Rossetti di Trieste. La sala fu costruita nel 1878. Foto di Simone Di Luca

Soddisfatto della “scalata” , direttore?

«Un fatto che trovo unico del panorama italiano è che i risultati di questo nostro Teatro Stabile, come quelli di altre realtà culturali in genere del territorio, sono dovuti all'armonia e a una crescita comune che si è riusciti a creare in questi anni in questa regione. È una regione che ha saputo investire fortemente nella cultura, e continua a farlo, mettendo anche in campo una forte capacità di dialogo con il Comune di Trieste. Ciò ha creato un circolo virtuoso: non solo per noi, ma anche per altre realtà che si occupano di teatro, cinema, letteratura, arte. Un terreno fertile dove, accanto alla grande attenzione verso il pubblico, c'è uno sguardo altrettanto attento alla creatività. Lo dico provenendo da un'altra regione (il Veneto ndr), lavorando in tutta Italia e vedendo le difficoltà in cui versano tanti enti: la ricchezza del contare su una regione virtuosa è un fatto importantissimo e nient'affatto scontato».

“Trieste 1954”: la Storia apre il nuovo cartellone del Teatro Rossetti
Simone Cristicchi con “Trieste 1954”

Il cartellone 25/26 è sterminato: un centinaio di spettacoli (97 titoli). Qual è la caratteristica che vorrebbe balzasse all’attenzione di chi apre e sfoglia il libretto della stagione?

«La varietà dell'offerta, la capacità di attrarre nuovi pubblici, il tema della storia di Trieste che ricorre e, intimamente connesso a questo, il cercare di lavorare sul territorio col territorio e con le tante collaborazioni con cui abbiamo lungamente costruito percorsi: Piccolo, Rai, Circolo della Cultura e delle Arti, British School, l'Ateneo triestino, nostro compagno di viaggio continuativo, e tutte le associazioni legate al mondo degli esuli e le altre realtà culturali.

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Ancora, vorrei emergesse il senso non elitario di un'arte senza barriere, fatta per tutti, e l'attenzione a un teatro che ha saputo entrare nel cuore degli spettatori. E poi, il nostro lavoro di produzione: è un Rossetti dalle molte anime, tra distribuzione, formazione, ospitalità, ma è la produzione il cardine di tutto. Quest'anno lavoriamo a più di 20 produzioni diverse, e in giorni in cui Sala Generali e Sala Bartoli ne ospitano due contemporanee, siamo anche in altri palcoscenici di tutta Italia. Da questi spettacoli ripartiamo, aprendo, quasi nelle stesse giornate, le stagioni a Trieste e Milano. Al Rossetti inaugureremo il 7 ottobre con un interprete poetico e sensibile, Simone Cristicchi.

In “Trieste 1954”, nato come una sfida con Simone, abbiamo coinvolto l'orchestra del Teatro lirico G.Verdi e il Coro del Friuli Venezia Giulia. Saremo protagonisti anche a Milano: l’11 apriremo la stagione del Piccolo con Franco Branciaroli e i bravi attori della nostra compagnia “Sior Todero brontolon” che coinvolge nella messinscena anche i Piccoli di Podrecca, reduci dal tour in Giappone e Spagna e, stessa sera, saremo con i testi di Claudio Magris recitati da Alessio Boni al Teatro Menotti (“Il vetro della clessidra”: regie entrambe firmate da Valerio ndr). Sempre a ottobre vareremo, grazie all'assessorato al lavoro della Regione FVG, un nuovo corso di formazione dedicato ai marionettisti del domani.

Legato a questo, abbiamo aperto un settore dedicato alla produzione per l'infanzia, per le famiglie e la creatività under 35 su cui abbiamo molto investito: abbiamo ormai relazioni con tutte le scuole, in città ma anche in regione, per la formazione di un nuovo pubblico, creando un ricambio generazionale per quelli che saranno gli spettatori del futuro. Parte dell’attività sarà ospitata nella nuova Sala 1954, piccolo gioiello che dedichiamo alla divulgazione culturale.».

C’è una linea netta che guarda alla cultura e agli autori locali, iniziata nel ’23 dalla sua prima regia, “La coscienza di Zeno” .

«In cartellone ancora oggi: Haber fa la terza stagione in Italia e viaggia sulle 220 recite. Legato al territorio ci sarà un altro spettacolo che amo, “Argo”, tutto al femminile, con un testo che commuove e diverte allo stesso tempo e che ha debuttato con un bellissimo successo al Mittelfest; sarà in cartellone in una sala molto amata, la Bartoli, che tra artista e spettatore accende un rapporto speciale.

Francesco Mandelli l’ha espressamente richiesta per parlare di stalking in “Baby Reindeer”, come Davide Enia col suo grande progetto su Cosa Nostra “Autoritratto” . Sulla falsariga della ricerca drammaturgica nel nostro territorio di confine, ecco anche “SvevoJoyce#ZenoBloom”: tutto triestino, regia e attori. Un testo di Laura Pelaschiar e Paolo Quazzolo molto divertente sull’amicizia tra due mostri sacri: un modo anche per rendere il teatro popolare e non elitario».

C’è anche spazio per sperimentare: cosa l’aspetta a primavera’26?

«Una sfida unica nel panorama nazionale; nessuno ha mai affrontato due regie in contemporanea che si alternano nello stesso teatro. Saremo ospitati nel meraviglioso Teatro Verdi: da una parte allestiremo lo spettacolo sulla partitura lirica di Charles Gounod, dall'altra quello sulla scrittura di William Shakespeare. “Romeo e Giulietta” sarà un evento: felicemente chiederemo ai nostri abbonati di recarsi al Verdi quasi fossero in tournée.

Sto lavorando a un allestimento legato al mondo della lirica che sia contemporaneo ma anche in forte rapporto col territorio, e nei prossimi mesi farò dei casting per l’edizione in prosa a Trieste, Roma e Brescia. Parteciperanno giovani che studiano recitazione per intraprendere questo mestiere e che al tempo stesso proveranno le medesime sensazioni emotive degli adolescenti del testo scespiriano: un cortocircuito che mi affascina molto.». —

Argomenti:spettacoli

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