Sabato le storie e i personaggi in sette pagine del Piccololibri

L’uomo che lasciò il giornalismo per il circo, le avventure intellettuali e amatorie di Casanova, la straordinaria personalità di Dora Bassi. All’interno di Tuttolibri

TRIESTE Chi era Luciano Frassinelli, l’uomo che lasciò la macchina da scrivere per diventare, come dicono i circensi, “uno del viaggio”, uno di loro? Bisogna andare molto indietro nel tempo e sfogliare le pagine del “Giornale di Trieste” del 26 giugno 1949, quando Frassinelli, nativo di Udine, firma la cronaca di una serata sfavillante al circo delle sorelle Medrano, che aveva piantato le tende in piazzale Rosmini. Forse fu l’incantamento per l’eterna magia del circo, forse il colpo di fulmine per una trapezista francese, ma quella sera Frassinelli fece una scelta da cui non sarebbe più tornato indietro. La “prima” al Medrano fu uno dei suoi ultimi pezzi da giornalista. Pochi mesi dopo non era più un “gaggio”, come i circensi chiamano chi non appartiene al loro mondo, ma, appunto, aveva intrapreso il “viaggio”, la grande avventura dello spettacolo ambulante, prima con gli stessi Medrano per occuparsi delle pubbliche relazioni, poi nella famiglia degli Orfei, Liana, Nando e Rinaldo, per cui fece anche il presentatore. Un rapporto diventato negli anni così stretto che Luciano Frassinelli non solo fu testimone di nozze di Nando, ma oggi riposa nella tomba di famiglia degli Orfei.

Di lui lascia un breve ricordo Liana, nella sua biografia appena uscita per Baldini+Castoldi. E da quelle poche righe è partita la ricerca del Piccololibri. Chi era quel giornalista, che collaborava al quotidiano pubblicato sotto il Governo militare alleato, attratto dalle luci dello spettacolo? Raccontiamo la sua vita in un lungo articolo sull’inserto in edicola sabato: sette pagine dedicate alla cultura e alle storie di Trieste e della regione all’interno dello storico Tuttolibri della Stampa.

Un salto nel tempo, centosettantacinque anni prima. Siamo nel novembre 1772 quando un altro personaggio, lui tutt’altro che sconosciuto, decide di far tappa a Trieste, dopo un vagabondaggio per l’Europa in cerca di impiego. È Giacomo Casanova che il 15 novembre prende alloggio alla Locanda Grande dove rimarrà fino al 14 settembre 1774, facendo il lobbista e l’informatore per la Serenissima. Un bel colpo lo realizza passando agli Inquisitori un’informazione sul tentativo dell’Austria di bypassare i territori veneziani per le merci dirette in Lombardia, evitando i dazi: la soffiata gli frutta un premio e uno stipendio, con cui potrà dedicarsi con più agio alle sue avventure intellettuali e amorose.

Al passaggio “letterario” di Casanova a Trieste, il Piccololibri dedica un ampio approfondimento. Per un editore goriziano pubblica una storia delle turbolenze della Polonia, dove aveva vissuto alla corte del re Poniatowski, mentre in un gustoso pamphlet intitolato “Lana caprina” (e l’espressione è arrivata fino a noi) espone con misoginia ironica le differenze emotive e intellettive tra i due sessi. Scriverà anche una commedia, rappresentata a Gorizia nel giugno 1774, che porta in palcoscenico una sua fiamma milanese, Irene Rinaldi, incredibilmente ritrovata sul Litorale austriaco. Non che gli mancassero distrazioni, come la slovena Lenzica, che nasconde nel suo letto per sottrarla al trasferimento a Vienna col suo datore di lavoro, il conte Rudolf Strassoldo, o la vedova Sgualda, che conosce a Spessa, quando è ospite del conte Antonio Torriano di Valsassina. E anche in questo caso, le faccende tra nuovi e vecchi amanti non filano lisce.

Il paginone centrale dell’inserto racconta una straordinaria figura di pittrice, scultrice e scrittrice, Dora Bassi, nel centenario della nascita. Cresciuta a Brazzano di Cormons, fu per vent’anni, dal 1971 al 1991 docente di scultura all’Accademia di Brera, assistente di Dino Basaldella e Giancarlo Marchese. Pioniera degli studi tra arte e identità di genere, approfondì figure di creative poco note in Italia, di cui apprezzava l’impegno e l’opera, da Charlotte Salomon a Maria Lassnig, da Gina Pane, a Leonor Fini e Georgia O’Keeffe. Nella sua “vecchiaia illuminata”, come la definì lei stessa, a 77 anni diede alle stampe il suo primo romanzo ”L’amore quotidiano”, storia di tre personaggi che si muovono tra Trieste, l’Isontino e Udine, entrato nella rosa dei dieci finalisti al Premio Calvino. Ma per celebrare i cent’anni di Dora c’è una sorpresa: verrà dato alle stampe un libro inedito, affidato al germanista e saggista Hans Kitzmüller, che racconta la parabola di un artista con uno sguardo a tratti amaro e disincantato.

Lo sfoglio dell’inserto propone anche la “cartolina” inviata a Trieste dalla libraia di Graz Enrica Brillakis e la chiave di lettura offerta da Luisa Accati, per 37 anni docente alla Facoltà di Lettere di Trieste. Per lei, torinese, abituata al margine “liquido” e permeabile con la Francia, arrivare nel capoluogo fu la scoperta che vivere su un confine non ti dà il lasciapassare per tutti gli altri. Meno che mai sulla frontiera orientale. —
 

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