Se il libraio diventa un seduttore anche i lettori creano i loro percorsi

Loriana Ursich dopo una lunga esperienza da sei anni dirige la vendita dei volumi nello storico locale di Asterios e Alexandros Delithanassis, il Caffè San Marco
Loriana Ursich
Loriana Ursich

TRIESTE Immaginiamo le cinque “Lezioni americane” di Calvino come altrettante qualità di un bravo libraio. La rapidità per soddisfare i gusti dei clienti; la leggerezza per trattare con loro; la molteplicità dei campi del sapere; la visibilità da dedicare a un buon libro; quanto all'ultima, l'esattezza, chissà che gli studi universitari di matematica non abbiano dato a Loriana Ursich la precisione indispensabile per districarsi tra ordini e fatture. Ma nonostante il curriculum in bilico tra Cartesio e Croce (liceo classico al Petrarca), lei sostiene che a rappresentare al meglio la sua attività è il “Libro rosso” di Jung, che tiene in bella vista nella libreria dell’Antico Caffè San Marco in via Battisti a Trieste.

Rilegato in pelle rossa, trascritto in caratteri gotici, ornato da fregi e disegni sul modello dei manoscritti medievali e corredato da dipinti mandala, è un viaggio alla scoperta dell’anima. Come in qualche modo può essere quello che si fa in una libreria. «Entrate disposti a scoprire qualche vostro lato sconosciuto», suggerisce Loriana, che alla libreria del Caffè San Marco lavora dalla sua costituzione, sei anni fa, e ne ha ideato il catalogo, in collaborazione (ma anche con ampia autonomia) con i proprietari del caffè, Asterios e Alexandros Delithanassis.

Il libraio come un grande seduttore? «Cerco - spiega la giovane libraia - di creare una mappa all’interno della libreria, perché sono convinta che dobbiamo offrire stimoli e suggerimenti, mettendo sugli scaffali, uno accanto all’altro, libri che tra loro abbiano affinità. Creando un percorso invito il cliente a entrare in un territorio, a lasciarsi andare, a provare a scegliere anche qualcosa che a prima vista potrebbe non rientrare tra i suoi gusti consolidati».

Secondo Loriana la libreria è un organismo vivente, come una membrana che respira e si apre allo scambio tra chi compra e chi vende.

E se il più delle volte suggerisce e consiglia, e a volte interpreta, si fa anche consigliare: «Capita che arrivino indicazioni da clienti-lettori, che in tutti questi anni sono diventati anche amici, e così una volta ho creato una sezione in base ai consigli di un cliente che aveva notato come ci fosse un notevole interesse per il mondo animale».

Per mettere in piedi una libreria all’interno di un caffè storico come il San Marco ci vuole tanto equilibrio. «Questo - dice Loriana - non è un angolo di libri all’interno di uno spazio caffè. La libreria del San Marco è stata pensata per volontà dei Delithanassis come un elemento centrale, alla pari del ristorante e del caffè, pertanto doveva essere in linea con un locale pieno di storia e tradizione. Scesi i tre scalini che portano ai libri, il cliente doveva continuare a fiutare quel mondo. Le cose dovevano essere intercambiabili, il cliente che prende un caffè può fare un giro tra i libri e viceversa».

La scommessa fatta nel 2013 si è rivelata vincente: «Ora siamo individuati come una vera libreria, è un punto di arrivo importante», gongola la libraia.

Il turismo che dilaga a Trieste dà una grossa mano. Il San Marco è una delle tappe immancabili, il mito della città letteraria resiste, i visitatori hanno l’antico caffè copme meta obbligata nelle loro giude. «Quando entrano al San Marco i turisti pensano di essere al centro di questo mito. Sono affascinati da Svevo, Saba, dai grandi della letteratura giuliana e amano chiacchierare, chiedere, conoscere».

Le librerie dovrebbero collaborare alla vita culturale di una città e il San Marco ha uno spazio per le presentazioni, che si tengono quasi ogni giorno, d’altronde a Trieste si scrive tanto. Loriana, l’occhio allenato da trent’anni di pratica, cominciata alla fine degli anni Ottanta con la vendita porta a porta di enciclopedie. Poi ha continuato lavorando con l’agenzia e rispettiva libreria Einaudi di Paolo Deganutti in una collaborazione ultra ventennale prima dell’approdo al San Marco, tiene d’occhio i gusti dei lettori («sono cambiati, alcuni titoli ormai non si chiedono più, come le ‘Memorie di Adriano’ e autori come Auerbach e Adorno sono finiti nel dimenticatoio») e anche i clienti furbacchioni. Chi non ha mai rubato un libro in vita sua?, è stata la domanda complice che si è sentita rivolgere un giorno. E invece no, sorpresa, in libreria si ruba di meno. Ma mica perché siamo più onesti, il fatto è che il libro non è più considerato un bene necessario. In questo conta anche la prassi dello sconto. «Il libro è svalutato - sostiene Loriana Ursich - e tutti chiedono lo sconto. Quando vai a prendere il pane chiedi lo sconto? Lo sconto deprezza il valore del lavoro del libraio e il cliente non sa che le offerte che fanno le case editrici poi le pagherà tutte», si infervora Loriana.

Fare il libraio indipendente non è facile, serve formazione: «Da noi ci sono due scuole, una a Orvieto e una a Milano, mentre in Austria c’è una scuola superiore per librai che insegna ad esporre il libro, a sceglierlo, a venderlo, a curare la parte gestionale».

Poi ci sono competenze che si imparano sul campo, come saper tollerare lo stress col pubblico e far fronte anche alle domande più strane, e Loriana sorride al ricordo di quella volta che un cliente le chiese un libro che parlasse della vita psicologica del gatto, perché voleva essere sicuro che il suo defunto micio avesse capito quanto era stato amato. —

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