Si fa presto a dire libertà Ecco perché le cose false ci aiutano nella vita

la recensione
Che cos’è un’etica quotidiana? Forse sono gli atteggiamenti etici che assumiamo rispetto ai problemi “quotidiani”, sia nostri che del mondo. Per esprimerli abbiamo bisogno di parole, anche se le parole spesso non sono sufficienti a dimostrare la coerenza dei nostri comportamenti. “Parole per un’etica quotidiana” (Mimesis, pag. 176, euro 16) del filosofo Pierpaolo Marrone, ci dà dei suggerimenti sulla questione e lo fa con quindici divagazioni filosofiche, come recita il sottotitolo. Il libro sarà presentato domani al Caffè San Marco (alle 18.30), in dialogo con il filosofo Roberto Festa e il giornalista Paolo Pichierri. Marrone ci introduce subito nel titolo indicandoci le questioni a cui ruota intorno: il soggetto, le passioni, la tecnica e l’idea di libertà. Va da sé che, com’è nello stile dell’autore, sono tutti elementi che assumono una prospettiva rovesciata rispetto ai luoghi comuni. Così che il filosofo ci fa vedere le oscillazioni di senso che possono avere tanti concetti per noi scontati, come il credersi liberi o scambiare l’idea di passione per qualcosa di emotivamente favorevole, quando in realtà c’è chi – ci dice – può anche sfruttare l‘emotività per danneggiare gli altri. Nel mirino c’è la realtà. Ma quale? Pure qui l’idea che abbiamo di “verità” o “autenticità” viene sezionata, anche con esempi distopici ma funzionali, perché, come ben ci fa capire un dilemma di “Matrix”, è meglio una vita autentica ma infelice oppure una vita alimentata dall’immaginazione ma felice? La maggior parte difenderebbe l’autenticità. Eppure noi viviamo di molte finzioni, basti pensare alla religione (sappiamo che la Sindone è un reperto medioevale, eppure continuiamo a credere sia il sudario di Gesù) o storiche (tutti coloro che credono, per esempio, che Hitler non si sia suicidato ma fuggito in Antartide). Insomma, dell’immaginazione spesso abbiamo bisogno, se non altro per riequilibrare una realtà ripetitiva e noiosa. Allo stesso modo la tecnica non viene esorcizzata, ma guardata come un ibrido a cui siamo destinati. I cosiddetti sex-robot, a questo proposito, la dicono lunga su ciò che è la nostra emotività, votata all’amore che quasi mai è felice. Con i sex-robot si eviterebbero molte sofferenze. È cosa buona? Cattiva? Sono aperte le scommesse, dal momento che non siamo entità fisse, l’uomo è soggetto al cambiamento. Provocatorio anche l’atteggiamento dell’autore nei confronti della pena di morte. Marrone non fa misteri, si dice favorevole e difende le sue ragioni individuando quegli universali che fanno di noi la specie umana. L’emotività, la gioia, il dolore, sono senz’altro espressi da tutti i popoli alla stessa maniera. Ma se manca l’empatia, a livelli di perversa deviazione, possiamo considerare un serial killer alla stregua di un essere umano? E in aiuto alle varie argomentazioni soccorre diversa filosofia (da Hegel a Margalit), scienza (da Darwin a Dawkins), arte, ma anche simboli tratti dall’immaginario più pop: un testo di Sting per esempio è funzionale all’idea di inclusione/esclusione, schiavo/padrone. Che cos’è dunque un’etica quotidiana? Probabilmente tutti quei principi che “pensiamo” di praticare e con cui risolviamo problemi di coscienza. Certo, prima dovremmo capire qual è il nostro grado di coscienza e quanto quei principi sono comodi e per niente “logici”. Le parole sono importanti, diceva qualcuno, ed è importante siano frontali, ma l’eccesso di frontalità può sembrare ambiguo, nonostante l’autore pratichi una via rigorosamente alternativa al politically correct (“vecchie” anziché “anziane”, “ciccione” invece di “donne in carne” o al limite “obese”). E qui torniamo alle parole, più o meno oscure ma necessarie e in fondo, come sa bene la poesia, evocative e traditrici. Un libro che fa riflettere sulle consolazioni o illusioni che adottiamo. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo