Slow trekking con l’asino Fiocco alla scoperta di un nuovo ritmo di vita

Il giardiniere pordenonese Alfio Scandurra ha scelto un singolare compagno di camminate, di cui bisogna conquistare la fiducia

Paolo Marcolin

Quando qualcuno ti dice “sei un asino” non occorre essere una volpe per capire che non ti sta facendo un complimento. Volpi e asini, due animali che abbiano condannato a un destino opposto, stupidità e furbizia. Il povero somaro non gode di buona fama, eppure è arrivato fino a noi dalla Mesopotamia e si è inerpicato lungo i secoli lavorando al nostro posto, portandoci i pesi o trainando carri. Quanto siamo stati ingrati con questo mite quadrupede. «Il colpo di grazia gliel’ha dato Collodi con Pinocchio – commenta Alfio Scandurra, un giardiniere pordenonese che si prende cura degli alberi scalandoli come un rocciatore e ha un asino per amico -. Con Fiocco ormai ci capiamo al volo, siamo inseparabili da dieci anni e assieme facciamo lunghi viaggi, io con lo zaino in spalla e lui con il basto».

Tipo singolare, Scandurra, barba, tatuaggi e spirito da trapper. Ha salutato l’arrivo del 2020 all’addiaccio sui magredi tra Cellina e Meduna, a nord di Pordenone, lui e l’asino da soli intorno al fuoco. L’avventura e la natura a pochi chilometri dal traffico della pedemontana, una dimensione ritrovata grazie a Fiocco e di cui racconta nel suo libro ‘Di asini e di boschi’ (Ediciclo, 176 pagg., 15 euro).

«È cominciato per caso – Scandurra torna a quel giorno di dieci anni fa - volevo un animale per il mio giardino, un amico mi ha proposto un asino ed è arrivato Fiocco. A poco a poco, conoscendolo, sono stato colpito dal suo carattere, dalla sua tenacia, dal suo essere indipendente. Ho sempre odiato i prepotenti, forse per questo mi piace l'asino, così mite e legato alla nostra storia, ai lavori nei campi. Con lui devi instaurare un dialogo, altrimenti non ti ascolta; se una cosa non gli va non c’è verso di fargliela fare».

«A poco a poco – prosegue Scandurra - sono cadute le barriere tra padrone e animale. Le passeggiate sono diventate un fatto naturale, partivo da Porcia e stavo via due o tre giorni, nei boschi del Cansiglio o lungo i Magredi. La cosa bella è che l'asino, con la sua calma, mi ha cambiato. Ho cominciato ad andare al suo passo, lo guardavo brucare e pensavo che non dovevo andare da nessuna parte, l’importante era il viaggio, non l'arrivare. Fiocco mi ha restituito ritmi più naturali, senza fretta».

In diverse regioni d’Italia si fa il trekking someggiato, escursioni in cui si cammina accanto all’asino, non lo si monta perché l’animale è un compagno di viaggio, non un servo. «Quando vai in giro con un asino - racconta Scandurra - si avvicinano tutti. Ai bambini piace perché non fa paura, agli anziani ricorda i vecchi tempi e c’è sempre qualcuno che gli offre una carota o l'acqua. In Valcellina una signora non voleva farmi andare via, insisteva che glielo lasciassi. La gente ti guarda come se venissi da un mondo che non c'è più; ho ricevuto pacche sulle spalle, sono stato accolto, mi hanno offerto pasti e aperto le case». Viaggi lenti, senza gps, solo con la cartina e l’azzardo di perdersi. Il passo flemmatico dell’asino, il suo sguardo dolce, quel brucare senza fretta infondono una calma di cui anche la psicoterapia fa uso.

Scandurra ha altri due asini, ma viaggia solo con Fiocco. I due erano stati invitati nei prossimi mesi a un trekking da Campiglio a Trento con altri someggianti, ma adesso tutto è sospeso in attesa di tempi migliori. —

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