Sveva Casati Modignani porta la maga triestina nel nuovo “Dieci e lode”

di MARGHERITA REGUITTI
Sveva Casati Modignani, nome de plume di Bice Cairati, ha imparato a conoscere Trieste leggendo Svevo; poi il caso volle che all'inizio della carriera di scrittrice il suo editore scegliesse per lei proprio questo pseudonimo.
La signora della narrativa italiana, trenta romanzi di successo, oltre 12 milioni di copie vendute, tradotti in venti paesi, incontrerà il pubblico per presentare il suo nuovo libro dal titolo "Dieci e lode" (Sperling&Kupfer, pagg. VIII-502, Euro 19,90), domani alle 17 alla Biblioteca Statale, di Trieste e, il giorno dopo, nell'Isontino, al castello di Spessa di Capriva alle 18.30.
Il romanzo racconta una storia d'amore contemporanea nel mondo della scuola e dell'editoria, con protagonisti Fiamma e Lorenzo; lei direttrice di una piccola casa editrice, determinata a resistere all'assalto dei grandi gruppi editoriali, e insegnante per vocazione, lui uomo colto e benestante che sceglie di svolgere il suo lavoro in una scuola difficile. Così si incontrano due persone con matrimoni naufragati alle spalle, convinti che la vita offra sempre una seconda possibilità.
Perché ha scelto di parlare di scuola?
«Questo è uno degli argomenti più brucianti di questi anni. Ho visto il degrado della così detta "buona scuola", fa acqua da tutte le parti. Le istituzioni e la politica non hanno disinteresse per gli insegnanti, persone nella maggior parte dei casi preparate e motivate, con retribuzioni vergognose. In edifici fatiscenti svolgono un lavoro importante e delicato: preparare gli uomini e le donne di domani».
Come e dove si è documentata per delineare il personaggio di Lorenzo?
«Ho incontrato insegnanti, presidi, studenti in molte scuole e ho capito che grazie a loro e alle famiglie i ragazzi imparano a porsi delle domande, non solo a pensare che se sei furbo te la cavi. Lorenzo è un rampollo della buona borghesia che non lavora per necessità ma per passione, un missionario. In classe lui ha imparato che i somari sono spesso i più capaci, imparano di più e velocemente se si riesce a interessarli nel modo giusto».
Fiamma invece è una donna separata, con due bambine e un lavoro impegnativo.
«Anche questo personaggio agisce in un mondo che conosco bene; le piccole case editrici. Oggi hanno una vita difficilissima perché il libro è da sempre un prodotto povero. Inoltre viviamo in un paese dove un unico gruppo editoriale, la Mondadori, ha fagocitato tutto. Ma Fiamma non si arrende, è capace e motivata e sa gestire i rischi enormi del lavoro. Ecco queste due persone, con esperienze belle e brutte si incontrano e nasce una storia».
Due dei suoi personaggi arrivano a Milano da Trieste, sono Ludmilla e Olga Miaselich.
«Sono madre e figlia, una maga e la sua bella e pazza figlia. Sono personaggi che arrivano dalla mia infanzia; mia mamma mi parlava di una veggente chiamata principessa Tatiana con ascendenze triestine. Trieste per me è una città particolarmente bella; la piazza affacciata sul mare, il Caffè degli Specchi e dove ho amici».
. Si definirebbe femminista?
«Io sono dalla parte delle donne, mi sembra legittimo dopo che per generazioni il sistema maschilista ci ha insegnato a metterci le une contro le altre. Sono convinta che la solidarietà fra le donne, il senso di sorellanza, oggi molto rari, potrebbero dare buoni frutti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo