Tornano le monache di Fullin tanti debiti e poca devozione

Venerdì si presenta da Eataly “Basabanchi rèpete” dell’attore e scrittore triestino e il 19 ottobre il testo aprirà la nuova stagione di prosa della Contrada

trieste

In molti speravano in un seguito. Le peripezie delle monache del fantomatico convento di via Biasoletto avevano già strappato risate e consensi l'anno scorso infarcite con trovate e battute in dialetto triestino. Adesso le sorelle della Beata Pinza, suor Palacinca e suor Camoma, capitanate dalla inesauribile e volitiva Madre Superiora, tornano in libreria nel volume "Basabanchi rèpete" (MGS Press, pagg. 80, euro 9,50) firmato da Alessandro Fullin, autore e attore triestino che si divide tra teatro, televisione e radio.



Questa volta la guerra e i nazisti sono lontani, siamo nel 1969 e benché a Trieste regni il benessere al monastero le cose non vanno per niente bene: la superiora ha deciso di far affrescare tutte le sale da un noto pittore e così le monache si sono indebitate e navigano in cattive acque. Provvidenziale l'arrivo di una troupe cinematografica jugoslava il cui intento è quello di girare un film nel convento: il via vai di uomini e maestranze d'oltre cortina accenderà una serie di episodi e di qui pro quo degni di una commedia degli equivoci.



Molte le chicche disseminate lungo la storia, a cominciare dalla dieta seguita dalle donne triestine, quella della dottoressa Schila, una dieta americana durissima che si chiama “Never fried fish”, ovvero “Mai sardoni fritti”, un supplizio che sembra essere stato creato apposta per far dispetto alle concittadine golose. Le suore, poi, hanno avviato un gruppo di ascolto per le parrocchiane di San Luigi le quali possono telefonare ogni giorno al convento, per mezz'ora nel pomeriggio, e chiedere consigli e sostegno alle monache, un servizio sociale che spesso però latita in quanto, come sottolinea amara suor Camoma: “Per amar el prossimo bisogna ver 'sai tempo libero”.



Tra i nuovi personaggi si distingue un pittore dal nome altisonante, Duccio da Sgonico, chiamato dalla superiora per decorare il convento con il ciclo di affreschi dal titolo “Le storie e i miracoli di Santa Tecla”, la protettrice del monastero. Fortemente evocativi i soggetti dipinti tra cui spiccano “La santa paziente che la speta per ani che i ripari el Tram de Opcina” e “Tecla al Pedocin: la santa la se china su una vecia che la ciapa el sol sul sugaman e la ghe disi: La se meti el regipeto per cortesia”.

Riappropriatosi da anni del triestino, Fullin è al sesto libro umoristico in dialetto: la prima puntata delle Basabanchi era stata preceduta da “Giallo Trieste Rosso Capodistria” e ancor prima dalla trilogia di “Sissi a Miramar” che aveva regalato esilaranti avventure all'imperatrice d'Austria e alla cognata Carlotta. Fullin presenta il volume “Basabanchi rèpete” (Mgs Press) venerdì alle 18 da Eataly. Poi, da tradizione, i personaggi di carta si trasformeranno prendendo vita in carne ed ossa nella versione teatrale della storia: la compagnia della Contrada, capitanata da Ariella Reggio, sarà infatti in scena dal 19 ottobre al teatro Bobbio in uno spettacolo omonimo diretto dallo stesso Fullin i cui biglietti sono già in prevendita. —



Riproduzione riservata © Il Piccolo