Sul Trieste Film Festival soffia la bora immortalata da Ugo Borsatti

Il vento sarà protagonista dei due poster della rassegna in omaggio al fotografo triestino scomparso a 98 anni

Le foto scelte per l’immagine del Trieste Film Festival sono prese dall'Archivio Foto Omnia di Ugo Borsatti
Le foto scelte per l’immagine del Trieste Film Festival sono prese dall'Archivio Foto Omnia di Ugo Borsatti

Una donna e un uomo avanzano nel vento, trattenendo il cappello e le giacche, nella Trieste degli anni ‘50: gli scatti sono di Ugo Borsatti e cattura una protagonista della vita triestina, di allora e di oggi, la bora. Saranno queste le immagini simbolo della locandina ufficiale del 37° Trieste Film Festival, il primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell'Europa centro orientale, che intende omaggiare il grande fotografo triestino scomparso nell’ultimo anno.

La Storia nell’obiettivo: il mondo visto attraverso le foto di Ugo Borsatti
Ugo Borsatti fotografato da Andrea Lasorte qualche anno fa

Allo stesso tempo, il festival intende porre in primo piano la bora come compagna di viaggio da sempre, nel suo mese per antonomasia, con gioco e ironia.

La rassegna si svolgerà infatti a Trieste dal 16 al 24 gennaio con film, documentari, corti, masterclass e incontri con i protagonisti, dai grandi maestri agli esordienti, registi e attori, e con le loro storie, capaci di creare ponti tra Est e Ovest.

Vento dell’Est. Due foto chiare che catturano un momento della quotidianità, quando nei mesi invernali scende sulla città il vento continentale secco e freddo, con impatto dall’Altopiano carsico al mare: così la bora diventa un elemento naturale con cui convivere, un simbolo da condividere, che indica una direzione verso cui guardare. Non solo fenomeno atmosferico, ma un’energia che irrompe in città, protagonista al punto di influenzare i gesti, i ritmi, i corpi. Con il suo bianco e nero netto e la composizione dinamica, gli scatti trasformano momenti ordinari in poesia visiva, rendendo omaggio a un’identità cittadina profonda e inconfondibile.

Dallo scatto esposto al Moma di New York all’iconico “Bacio”: Trieste attraverso le foto di Ugo Borsatti
Nello scatto di Ugo Borsatti il 26 ottobre 1954 la folla in piazza Unità festeggia il ritorno all'Italia (Foto Omnia di Ugo Borsatti, proprietà della Fondazione CRTrieste)

Le foto scelte per rappresentare l’immagine dell’edizione di quest’anno sono prese dall'Archivio Foto Omnia di Ugo Borsatti in deposito presso la Fototeca dei Civici Musei di Storia e Arte del Comune di Trieste e di Proprietà della Fondazione CRTrieste: la raccolta comprende immagini scattate dal fotografo triestino, ritratte in un arco cronologico che dai primi anni Cinquanta conduce ai primi anni Novanta del secolo scorso, uno straordinario racconto visivo di Trieste, dal dopoguerra, quando la città non era giuridicamente italiana, sino ai tempi più recenti.

Scomparso a 98 anni nel marzo 2025, Ugo Borsatti ha conservato fino all’ultimo uno sguardo attento su Trieste e l’Italia. Nato nel 1927, comincia a scattare giovanissimo, nel 1943, immortalando un momento storico: la cattura dei soldati italiani da parte dei tedeschi. Dopo il lavoro coatto durante la guerra, apre nel 1952 lo studio Foto Omnia, diventando uno dei principali fotoreporter per testate come Il Gazzettino, Tuttosport, Corriere della Sera e Messaggero Veneto. Affiancato per tutta la vita dalla moglie Bruna Iaculin, è stato premiato con importanti riconoscimenti, tra cui il titolo di Cavaliere della Repubblica e il Sigillo d’Oro del Comune di Trieste. Il suo archivio, composto da circa 500.000 fotografie, è oggi custodito dalla Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste.

Nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, il festival rappresenta un osservatorio privilegiato sulla società contemporanea europea, proponendo uno sguardo critico rivolto alle tematiche di oggi: dalle disuguaglianze alle migrazioni, dalle questioni di genere ai diritti civili, dai nazionalismi insorgenti alle frontiere e alle identità plurali.

Tra i focus presenti in programma al festival, ci sarà anche “Wild Roses”, la sezione dedicata alle registe europee, che quest’anno celebra le voci femminili del cinema sloveno: curata da Nerina T. Kocjančič, responsabile della Promozione e della Distribuzione del Centro di Cinema Sloveno di Lubiana, questa categoria segue lo scopo di promuovere le nuove prospettive femminili. Saranno le registe slovene al centro dell’attenzione, con 13 lungometraggi, tra documentari e film, e 10 cortometraggi, opere firmate da altrettante autrici.—

Argomenti:cultura

Riproduzione riservata © Il Piccolo