Ucciso Nipsey Hussle il rapper benefattore

NEW YORK. Ancora sangue sul mondo del rap: a Los Angeles è stato ucciso Nipsey Hussle, benefattore del suo quartiere, un mese fa candidato ai Grammy per l'album, «Victory Lap». Nipsey, che aveva 33 anni e il cui vero nome era Ermias Asghedom, è stato coinvolto in una sparatoria in pieno giorno davanti al suo negozio di abbigliamento sportivo, The Marathon Clothing, in un quartiere, South Central L.A, dove l'artista era noto per il suo impegno civico. Il rapper era stimato nel mondo dell'hip hop non solo per la sua musica, ma anche per aver superato gli ostacoli di un ambiente che non perdona, reso famoso da generazioni di leggende del rap sulla West Coast, per diventare una delle figure più amate e rispettate di quella cultura. A piangerlo sono accorse star dello sport e del cinema e della musica: l'attrice Issa Rae, il campione dei Lakers Le Bron James, Rihanna.

Hussle non faceva mistero dell'adolescenza passata in una gang. Come artista aveva fatto tendenza: nel 2005 aveva pubblicato il primo mixtape, Slauson Boy Volume 1. Ma la fama era arrivata quando, in una audace mossa di marketing, nel 2013 aveva pubblicato indipendentemente il suo mixtape «Crenshaw» in mille copie da cento dollari l'una. Aveva funzionato: in un momento in cui l'industria musicale imponeva agli artisti di dare la loro musica gratis, Nipsey era andato per l'altra strada. Jay-Z comprò cento copie e quando Hussle tornò a parlare con una major fu in partnership con la sua etichetta All Money In. —

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