Vicino/lontano denuncia «In Egitto i casi Regeni ormai frequentissimi»

di ALBERTO ROCHIRA Sparizioni, torture, arresti illegali, uccisioni di persone che vengono ritrovate, come il ricercatore Giulio Regeni, in un fossato di periferia, sono diventate la norma in Egitto....
Di Alberto Rochira
Udine, 06-05-2016 - VICINO/LONTANO 2016 - largo ospedale vecchio Inaugurazione vicino/lontano 2016 -Foto © 2016 Luca d'Agostino / Phocus Agency
Udine, 06-05-2016 - VICINO/LONTANO 2016 - largo ospedale vecchio Inaugurazione vicino/lontano 2016 -Foto © 2016 Luca d'Agostino / Phocus Agency

di ALBERTO ROCHIRA

Sparizioni, torture, arresti illegali, uccisioni di persone che vengono ritrovate, come il ricercatore Giulio Regeni, in un fossato di periferia, sono diventate la norma in Egitto. E il fenomeno sta crescendo in modo preoccupante, con una stretta repressiva durissima e una vera e propria caccia allo straniero negli ultimi mesi. Lo afferma, dati alla mano, il direttore generale di Amnesty International Italia, Gianni Rufini. Insieme al giornalista d’inchiesta Andrea Purgatori, Rufini ha aperto ieri a Udine la dodicesima edizione di vicino/lontano, il Festival in corso fino all’8 maggio con la consegna (sabato 7 maggio) del premio letterario internazionale Tiziano Terzani allo scrittore Martìn Caparròs. Ieri Purgatori (presidente di Greenpeace Italia) e Rufini (attivo anche per diverse Ong e agenzie delle Nazioni Unite) hanno discusso di “Verità malata: da Ustica a Regeni”.

«In Egitto – fa sapere Rufini – le violazioni dei diritti umani sono sistematiche e massicce, in un clima di impunità internazionale molto grave. In quattro mesi sono scomparse 204 persone e lo scorso anno ci sono state 500 sparizioni forzate e 1176 casi di tortura, la metà con esito mortale. Il 25 aprile scorso 238 persone sono state arrestate perché manifestavano pacificamente». A fronte di ciò, «c’è una comunità internazionale paralizzata e un Consiglio di Sicurezza dell’Onu che in quattro anni non è stato in grado di emanare nemmeno una risoluzione sulla Siria». Quanto all’Egitto, «essendo il Cairo un partner commerciale e politico strategico per tutti i Paesi che compongono il Consiglio di Sicurezza – evidenzia Rufini – è chiaro perché il CdS non prenda le misure necessarie per creare almeno le condizioni per una pressione politica e diplomatica».

In Italia, molte vicende sono ancora avvolte nell’oscurità, «perché – sottolinea Purgatori –, sacrifichiamo la verità alla convenienza. Se fossi il presidente del Consiglio non mi siederei allo stesso tavolo con il presidente francese Hollande o il Segretario di Stato Usa Kerry, i quali, dopo il caso Regeni, in visita al Cairo non hanno detto una sola parola. A questo silenzio brutale bisognerebbe rispondere in modo brutale».

Purgatori sottolinea, poi, un’altra “malattia” italiana. «Non esiste un organo di informazione che abbia un editore indipendente – dice – e i padroni dei media hanno altri interessi, economici, industriali e finanziari. Utilizzano l’informazione come arma di pressione o ricatto nei confronti della politica per ottenere favori».

Unica arma per difendersi da tutto ciò, secondo Rufini: «Affidarsi alla società civile: l’azione di ricerca e di denuncia, la mobilitazione sono tra gli strumenti più potenti che abbiamo a disposizione». Purgatori, presidente di Greenpeace Italia, ricorda a questo proposito che «la mia associazione ha pubblicato la bozza di accordo segreto sul Ttip, l'intesa sul libero scambio fra Europa E Usa, da cui emerge con evidenza che siamo sotto il ricatto di una superpotenza, gli Usa, che pretende di imporci l’ingresso di tutte le sue merci senza discussione e alcuna tutela. O l’Europa fa fronte unito – conclude - o finiamo in una colonizzazione anche sul piano culturale».

Oggi dalle 8.15 al festival si parlerà di “piacere della legalità” al Teatro Nuovo, con la giornalista Federica Angeli, dal 2013 sotto scorta per il suo impegno conto le mafie, e lo stesso Rufini. Alle 21 nell’ex chiesa di San Francesco, su “Antagonisti e coinquilini: Islam ed Europa oggi” converseranno il sociologo franco-iraniano Farhad Khosrokhavar, la giornalista e storica Paola Caridi e il sociologo Stefano Allievi.

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