Viva Arte Viva la Biennale che parla di Umanesimo

La rassegna internazionale curata da Christine Macel propone 86 Paesi e 120 artisti, 103 per la prima volta
Di Giovanna Pastega

di GIOVANNA PASTEGA

«Con gli artisti, degli artisti e per gli artisti». Così Christine Macel, curatrice della 57° Biennale d'Arte di Venezia, aveva annunciato la sua edizione della kermesse presentandola in anteprima qualche mese fa. Non a caso l'aveva battezzata, quasi come un profetico quanto oggi molto francese "inno alla gioia" con un titolo ottimista e beneaugurante: "Viva l'arte Viva". Con un taglio curatoriale decisamente meno politico rispetto all'edizione precedente firmata da Okwui Enwezor, ma sicuramente più filologico anche se con una vena di edonismo, la Biennale Arte firmata dalla Macel ha finalmente ieri svelato i suoi segreti agli addetti ai lavori in attesa di aprire ufficialmente al pubblico il 13 maggio.

Più che un'edizione corale la si potrebbe definire un ensemble per voci sole che raccoglie il bello e il brutto, l'ovvio e il sorprendente, il già visto e l'inedito in una sorta di "lost and found" (non a caso è il titolo di una delle opere esposte) dell'arte contemporanea mondiale. Una narrazione attenta e concentrata, mai dispersiva, che nel lungo e articolato percorso espositivo dall'Arsenale ai Giardini, dopo un inizio poco vivace rispetto al titolo proposto, va in crescendo e riesce a coinvolgere offrendo più di qualche sorpresa.

Lungo i nove "Trans-padiglioni" pensati dalla Macel per riunire le varie "famiglie di artisti" si delinea passo dopo passo una sorta di racconto senza soluzione di continuità. Per ogni capitolo un titolo che offre una direzione interpretativa o forse più semplicemente uno spunto per cogliere quello che di solito un artista nasconde: timori, amori, letture, azioni, sogni e persino ozi. Dal padiglione degli Artisti e dei Libri a quello delle Gioie e delle Paure, dal Padiglione dello Spazio Comune a quello dedicato alla Terra. Di grande impatto i Padiglioni delle Tradizioni, degli Sciamani, dei Colori e quello Dionisiaco dedicato alla celebrazione del corpo femminile, per finire con il padiglione del Tempo e dell'Infinito decisamente più metafisico.

Venendo poi ai padiglioni nazionali, quest'anno la scelta degli 86 paesi partecipanti è stata quella di concentrare le presenze evitando per così dire la coralità e preferendo per lo più gli assoli. Di grande impatto il Padiglione russo che disegna un'umanità simbolica e ieratica; fresco e vitale il Padiglione del Canada con il suo getto d'acqua che a cielo aperto sembra irrompere dalla terra. Il Giappone offre un bosco al contrario, mentre la Corea raccoglie ritagli e frammenti di vita e natura. Con l'assolo "Domani è un altro giorno" Mark Bradford per gli Stati Uniti presenta un racconto tattile di grande impatto visivo; la Gran Bretagna con Phyllida Barlow invece propone colossali e colorate sculture di gesso, cartone e tessuto. La Francia canta, trasformando il suo padiglione in una sorta di carillon vivente accogliendo un centinaio di musicisti provenienti da tutto il mondo. La Germania ha voluto trasformare il proprio padiglione in una scatola di vetro dove performer ci fanno riflettere sullo spazio e il tempo.

Il Padiglione Italia punta tutto su 3 artisti, Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi e Adelita Husni-Bey, proponendo come tema di fondo "Il Mondo magico", titolo tratto dall'omonimo libro dell'antropologo napoletano Ernesto de Martino dedicato allo studio della magia come forma di reazione alla crisi e alla incapacità di interpretare il presente.

A rendere sicuramente più viva e comprensibile al pubblico l'arte dei 120 artisti presenti in questa 57° edizione della Biennale ci penseranno alcuni eventi collaterali, come "Tavola aperta" che permetterà ai visitatori di pranzare e dialogare en plein air ogni giorno con un artista diverso (previa prenotazione) o come "Pratiche d'Artista" che proporrà la visione on line di brevi video realizzati dagli stessi artisti sul loro modo di fare arte. Per chi ama il lusso da non perdere il Padiglione Venezia che racconta la grande tradizione veneziana dell'artigianato d'arte.

Insomma un'edizione ricca e piena di proposte nuove quella firmata quest'anno dalla Macel: di 120 artisti invitati 103 sono presenti per la prima volta.

Unico peccato "veniale" per la curatrice francese la presenza - da lei stessa voluta - del suo compagno Michele Ciacciofera. Una scelta familiare che ha già suscitato qualche polemica.

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