Yo-Yo Ma, ritorno in musica sull’antica via della seta

BERLINO. «Sono nato a Parigi e cresciuto a New York. Non avrei mai immaginato di diventare musicista!» dice il solare e celeberrimo violoncellista Yo-Yo Ma mentre scorrono le immagini in bianco e...
8/21/10 4:56:11 PM -- Chicago Symphony Orchestra Portrait Sessions: Dream Out Loud portraits of YoYo Ma © Todd Rosenberg Photography 2010
8/21/10 4:56:11 PM -- Chicago Symphony Orchestra Portrait Sessions: Dream Out Loud portraits of YoYo Ma © Todd Rosenberg Photography 2010

BERLINO. «Sono nato a Parigi e cresciuto a New York. Non avrei mai immaginato di diventare musicista!» dice il solare e celeberrimo violoncellista Yo-Yo Ma mentre scorrono le immagini in bianco e nero di lui, ragazzo prodigio, che si esibisce con Leonard Berstein davanti a John e Jacqueline Kennedy nel bellissimo documentario presentato ieri al FilmFestSpiele di Berlino, nella sezione Berlinale Special Gala, “The music of strangers: Yo-Yo Ma and the Silk Road Ensemble” di Morgan Neville (già Premio Oscar per il documentario 20 Feet from Stardom).

Il maestro Yo-Yo Ma riunisce, simbolicamente sulla via della seta, che collegava l’estremo Oriente all’Europa, quindici musicisti sradicati dai loro paesi e accorpati in un Ensemble che fonde e riproduce le sonorità dei Paesi dai quali provengono, in maniera esaltante. Cristina Polo con la cornamusa, dalla Galizia, porta tutta la grinta e la forza delle donne spagnole; la cinese Wu Man ha con sé la dolcezza della chitarra liuto che ha imparato a suonare fuori dalla Cina dove ai tempi di Mao era proibito alle donne a suonare uno strumento; Kayhan Kalhor, iraniano, fa vibrare le corde di una kamancheh (una specie di piccolo violino iraniano) di malinconia per il suo Paese e la moglie rimasta a Teheran.

Il siriano Kinan Azmeh, rientrato da una visita ad uno sterminato campo profughi siriano dove ha distribuito ai ragazzi degli strumenti musicali, con il clarinetto porta le sonorita’ arabe e l‘anima del suo Paese martoriato dalla guerra e così via. L’ensemble Silk Road riunisce la forza e il potere universale della musica, fondendo con assoluta magia le diverse sonorità, tipiche dei paesi di provenienza, in uno straordinario unicum dal potere esaltante tanto che alla fine di ogni performance dei musicisti sullo schermo scattava in sala qui a Berlino un sincero e lungo applauso. La musica per questi artisti è una ragione di vita, di riscatto, di dialogo e contatto con l’altro.

Come Steven Spielberg in “Incontri ravvicinati del terzo tipo” faceva dialogare Francois Truffaut con gli alieni attraverso la musica, unico linguaggio universale, il regista oscarizzato Morgan Neville riesce, attraverso la musica, a far dialogare storie e sensibilità estremamente diverse fra loro. La musica è cultura e la cultura unisce. Non a caso i regimi violenti vietano la musica. Al termine della proiezione ovazione in sala per questo coinvolgente documentario che esalta il tema dei migranti, filo conduttore che il funanbolico direttore della Berlinale Dieter Kosslick ha messo al centro di questa edizione 2016.

Andrea Crozzoli

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