Migrante morto a Trieste, aperto un fascicolo. Disposti autopsia e test tossicologici
La Procura vuole fare luce sul decesso del 32enne algerino ritrovato mercoledì in Porto Vecchio

Autopsia e test tossicologici sulla salma del migrante trovato morto mercoledì pomeriggio in un magazzino dismesso di Porto Vecchio, il 116, ex sede della direzione dei servizi portuali. La Procura di Trieste, come era prevedibile, ha aperto un fascicolo sul caso disponendo accertamenti sul corpo del 32enne algerino Hichem Billal Magoura. L’obiettivo degli inquirenti è accertare la causa e le circostanze del decesso del giovane straniero, così da fugare ogni dubbio sull’eventuale coinvolgimento di terze persone.
La sua morte, scoperta poche ore dopo lo sgombero dei vicini hangar 2 e 2A, resta un mistero. Sulla salma, come emerso dalla prima ispezione cadaverica, non sono state individuate ferite o segni di violenza. Nulla, insomma, che possa far pensare a un’azione violenta compiuta da altri, né a un gesto autolesionistico. Vicino al corpo non c’era traccia di farmaci o sostanze sospette, anche se al momento non è escluso che il giovane possa averne assunte nelle ore precedenti alla morte. Saranno appunto gli esami tossicologici a fornire risposte. L’incarico al medico legale verrà conferito nei prossimi giorni dal pm Matteo Tripani, che si sta occupando del caso.
Le ipotesi più accreditate, al momento, vanno dal malore a uno scompenso legato all’ipotetica assunzione di qualche sostanza stupefacente. Se così fosse, si aprirebbe lo scenario della morte in conseguenza di altro reato. Ma per ora si tratta solo di ipotesi astratte, in attesa degli accertamenti tecnici. «Di notte tossiva e vomitava» ha riferito ai soccorritori un amico di Hichem Billal Magoura che condivideva con lui gli spazi fatiscenti della palazzina 116. La testimonianza del migrante, suo compagno di bivacco, sembra suggerire problemi di salute manifestati negli ultimi tempi dal 32enne algerino.
In attesa dei riscontri medico-legali, proseguono le verifiche della Polizia sulla posizione del 32enne. Alla Questura risulta che il migrante, gravato da alcuni precedenti, fosse irregolare sul territorio italiano. Mentre fonti del consorzio di accoglienza Ics sostenevano nei giorni scorsi che l’algerino fosse un richiedente asilo. Sembra che lo straniero si fosse trasferito a Trieste da almeno sei mesi, dopo aver trascorso un periodo in carcere. Il fatto che il 32enne avesse alle spalle un trascorso giudiziario era emerso già nelle ore successive al ritrovamento.
Magoura era riverso a terra, al freddo, nel suo giaciglio di coperte sporche, accanto a indumenti, scarpe e cumuli di spazzatura. Morto da ore, secondo la prima ispezione cadaverica. Una scoperta drammatica fatta proprio nel giorno dello sgombero di 155 profughi che occupavano abusivamente gli hangar 2 e 2A, situati esattamente di fronte all’edificio dove è stata rivenuta la salma. Dopo l’evacuazione di quelle due strutture, resa necessaria per ragioni di sicurezza visti i continui incendi innescati dai falò accesi dai profughi per riscaldarsi, gli altri hangar continuano a essere popolati da decine di persone.
Mercoledì tutto pareva filare per il verso giusto. Almeno sul fronte delle procedure e dell’ordine pubblico. L’operazione della Questura, cominciata alle 7.30, si era conclusa poco dopo le 14.30. Poliziotti, carabinieri e finanzieri – con il supporto della Protezione civile, della Polizia locale e dei Vigili del fuoco – avevano fatto uscire gli stranieri che da tempo ormai, dopo la chiusura del Silos, si rifugiano in quegli spazi. Ma attorno alle 16 un ragazzo algerino si è imbattuto nel cadavere. Il suo connazionale era per terra: lo ha chiamato, lo ha scrollato. Ma niente. Non si muoveva. A quel punto il migrante ha dato l’allarme. In pochi minuti sono arrivati soccorritori e pattuglie: Volanti, Squadra Mobile e Polizia scientifica. Gli accertamenti, come detto, sono tuttora in corso.—
Riproduzione riservata © Il Piccolo












