L’arte nel buio: nella Galleria Bombi di Gorizia arriva qualcosa di mai visto

A Gorizia nasce la più grande installazione digitale d’Europa. Dal genio di Refik Anadol una poesia visiva con i dati invisibili della Natura

Fabrizio BrancoliFabrizio Brancoli
Il Data Tunnel a Gorizia (Foto di Fabrice Gallina)
Il Data Tunnel a Gorizia (Foto di Fabrice Gallina)

Il tunnel si muove, respira. È un organismo digitale che si evolve. È vivo. Sul palcoscenico curvo della volta di una galleria recuperata va in scena un nuovo paesaggio dinamico, mentre lo sguardo riceve i dati tradotti in visioni. Da martedì la Digital Art Gallery (Dag) della Galleria Bombi a Gorizia si trasforma: da passaggio storico asburgico a laboratorio del futuro. Nasce la galleria d’arte digitale più grande d’Europa.

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Si apre il Data Tunnel, opera di Refik Anadol. L’artista turco-americano ha creato un’installazione impressionante, dove algoritmi e intelligenza artificiale creano flussi mutevoli, modellando cento metri (e quasi mille metri quadri). Al centro pulsa il Large Nature Model, addestrato su milioni di immagini ambientali provenienti da archivi scientifici come la Smithsonian Institution e il Natural History Museum di Londra. Schemi botanici, pulsazioni oceaniche, ritmi atmosferici diventano materia sensoriale. Un’esperienza cognitiva ed estetica, in equilibrio tra arte e calcolo.

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Refik Anadol

Nato nella pandemia, questo modello racconta un tempo sospeso, in cui la natura era rifugio, osservata da chi cercava nuove relazioni con l’ambiente. Data Tunnel rende visibili i passaggi intermedi. Una poetica del processo.

È qualcosa di mai visto. E ora lo vedremo. Ne avremo l’opportunità in una terra dove i confini hanno avuto un valore tensivo e dove oggi si fa cultura senza barriere tra Italia e Slovenia. Anche quest’opera parla di limiti rimossi: tra comunità e linguaggi immersivi, tra intelligenza generativa e sensibilità umana. Del resto un tunnel è questo: porta da una parte all’altra, vince il buio, dissolve separazioni, apre possibilità.

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