La beffa del Tram e l’assalto ai bus: tutti sul Carso per la Barcolana

Guasto e stop nel giorno dell’atteso ritorno dopo dieci edizioni. Folle di turisti e residenti a passeggio lungo la Napoleonica: la regata vista dall’alto

Giorgia Pacino
(fotoservizio Francesco Bruni)
(fotoservizio Francesco Bruni)

Appena gli alberi lasciano spazio a uno spicchio di mare, le dita si incollano al vetro a indicare le prime vele all’orizzonte. Il finestrino non è quello del suggestivo tram storico, ma di un affollatissimo autobus, la 64, che ha raccolto i tanti desiderosi di raggiungere la Napoleonica in tempo per il colpo di cannone della partenza.

 

Quella di quest’anno è stata ancora una volta una Barcolana senza tram. Nel giorno che doveva segnare il ritorno del tram di Opicina in coincidenza con la regata più affollata del mondo, dopo dieci anni di assenza, un guasto elettrico ha rovinato la festa per turisti e residenti.

Quanti volevano approfittare dell’ultimo giorno utile per godere del Trieste Tram Tour, le corse speciali del weekend a bordo del mezzo storico, sono rimasti delusi. «A causa di un guasto all’impianto della funicolare, il servizio della linea 2 è temporaneamente sospeso», spiegherà in mattinata una nota di Trieste Trasporti.

La compagnia ha potenziato le corse della linea 64 e rimborsato il biglietto del tour a coloro che si sono presentati dalle 9 e mezza a piazza Dalmazia con la prenotazione effettuata online – in tantissimi, visto che molte delle corse erano già sold out.

Tra i pochi fortunati a essere riusciti a salire sul tram ci sono Andrea e Monica, che erano a bordo della corsa delle 8.46. «È valsa la pena allora alzarsi presto», dicono apprendendo del guasto successivo. Appassionati di vela, sono arrivati da Orvieto per visitare Trieste e dintorni e vedere finalmente la loro prima Barcolana.

«Ho sperato anche di poter partecipare alla regata, ma toccherà organizzarsi meglio il prossimo anno», racconta Monica. La scelta del tram è arrivata grazie al suggerimento del proprietario della casa vacanze scelta per il soggiorno triestino. «Ci ha detto che da Opicina la regata si vede molto bene, ci siamo informati e abbiamo prenotato la corsa mercoledì prima che finissero i posti. È stata un’esperienza emozionante: è interessante conoscere la storia del tram e di un territorio come quello del Carso».

Dalle 10 in poi, dunque, tutti sulla 64, per raggiungere l’Obelisco prima del tradizionale colpo di cannone e godere dall’alto dello spettacolo della Barcolana. Non occorre conoscere quale sia la fermata giusta né la strada da prendere: arrivati all’Obelisco si segue il flusso di gente e ci si lascia trasportare.

Alle 10 e mezza si vedono già tra le mani i primi boccali di birra. C’è chi prende posizione, scovando il punto migliore sul muretto, e chi apre le prime sedie pieghevoli portate da casa per prepararsi alla lunga attesa.

Macchina fotografica al collo. Bambini sulle spalle. I più attrezzati hanno portato anche un binocolo. C’è chi guarda l’orizzonte e chi tiene fisso lo sguardo sul cellulare, seguendo in streaming la diretta della regata. Per la prima ora più che altro si cammina, in cerca dello scorcio migliore o, almeno, meno affollato.

Si è incamminato presto anche il gruppo guidato da Robert e Vladimir: sette in tutto, tra cugini e amici, arrivati da Marbella in Spagna e da Augsburg in Germania. «Per loro è la prima volta», raccontano gli amici di Opicina. Tanta strada «per la Barcolana, ma anche per rivederci e stare insieme».

Appena la vegetazione dà tregua a quanti camminano allungando il collo in cerca di una buona visuale, ecco che cominciano le file di chi ha già preso posto per godersi lo spettacolo. Ci si ingegna come si può: sui muretti, in piedi sulle panchine, persino tra i rami degli alberi.

Cappellino arancione con visiera, Nikon di ordinanza e scaletta da tre gradini al seguito, Tiziano Blasini è organizzatissimo. Regista di documentari automobilistici e culturali, conserva nel suo archivio online riprese antiche di vent’anni sulla regata. «Ho anche le immagini di quella volta in cui la prima barca è andata a sbattere contro il rimorchiatore, fatte con un super teleobiettivo. Avevamo trovato il posto giusto, a casa di una famiglia che ci ha accolto. Questa? Sarà la settima o ottava volta che vengo».

Padovano, Tiziano ha sempre avuto una barca a vela, «l’ultima era in legno, una Sparkman & Stephens. Avrei partecipato volentieri alla regata». Per quest’anno si accontenta di vederla dall’alto: è arrivato con il camper al campeggio Obelisco e ha poi trasportato in bicicletta la sua scaletta, trovando la posizione strategica per scattare.

«Chissà quale sarà la barca di papà». Emma, frangetta bionda e occhi vispi, cammina mano nella mano con la nonna Marina. In acqua c’è anche il suo papà, che gareggia a bordo di Aramis. «E lei vorrebbe stare seduta lì in barca invece di camminare», sorride la nonna. Chi si sta godendo la mattina comodo nella sua culla è Riccardo, neanche tre mesi e già in prima fila per la sua prima Barcolana. La mamma Diletta, siciliana a Trieste da dieci anni, ha sfidato la ghiaia spingendo la carrozzina fin sul Carso. «Sono venuta a Trieste per studiare, poi ho trovato il lavoro, l’amore e sono rimasta», racconta.

Si ripara dal sole con il cappuccio, ma non rinuncia a scattare una foto ricordo anche Eileen, studentessa di Fisica arrivata dalla Germania per un anno di studio all’estero. «Mi hanno parlato della Barcolana e sono venuta a dare un’occhiata», spiega. A Trieste da appena un mese, Eileen sembra già amare molto la città.

«Non so molto di vela, ma credo sia meravigliosa con tutte queste barche. Non me l’aspettavo». Alle 12.13 i colpi di cannone che segnano l’arrivo del primo classificato vengono accolti con esclamazioni di gioia anche dall’alto. Finisce la sfida in mare, ma non la festa sul Carso. Per molti è ora di tirare fuori provviste e panini e godersi il resto della giornata di sole.​​​​​​

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