Barcolana 57, un affare di famiglia. E Marta: «Nel 2026 voglio battere papà»

Furio Benussi cede il timone alla moglie nel finale: «La mia vittoria più bella e anche la più difficile»

Piero Tallandini
(fotoservizio Andrea Lasorte)
(fotoservizio Andrea Lasorte)

«Questo è diventato il golfo dei Benussi? No è il golfo di Trieste». Furio si allontana prontamente, con una virata delle sue, dal rischio autocelebrazione, ma non può nascondere la gioia e pure un pizzico di commozione per aver contribuito a trasformare la regata più grande del mondo in un affare di famiglia. Famiglia Benussi, of course.

Due Maxi, un’unica storia di famiglia: chi sono i Benussi, protagonisti di Barcolana 57
Marta e Furio Benussi (Lasorte)

Furio primo, la figlia Marta seconda, supportata a bordo dallo zio Gabriele. E non basta: in vista del traguardo diventa protagonista anche la moglie di Furio, Elisa, a cui il marito cede il timone.

Così a tagliare il traguardo sono prima la mamma e poi la figlia. «L’ho fatto perché ho pensato fosse meglio che se la vedessero lei e Marta – scherza Furio –. Così poi a casa discuteranno tra di loro e mi lasceranno in pace». E gli intrecci in ambito famigliare non finiscono qui: in barca con Marta c’è Kim Magnani, fratello del suo fidanzato, Noè, che è invece a bordo di Arca.

Dopo l’approdo davanti piazza Unità comincia la doppia festa. Con i due scafi affiancati e distanti poco più di un metro l’una dall’altra Marta, Gabriele e Furio si salutano dandosi la mano, protendendosi dalle rispettive barche. È uno dei momenti più emozionanti. Il timoniere di Arca si guarda attorno raggiante mentre a bordo l’equipaggio fa partire il coro “Per Furio, hip hip...”. E Furio: «Grazie ragazzi, me fe pianzer...”.

Barcolana 57, così Arca ha calato il tris in una gara tatticamente complessa
(fotoservizio Massimo Silvano)

Altro momento clou quello della premiazione sul Molo Audace: alzata la coppa, Furio e Marta si prendono per mano e si lanciano in mare, in simultanea, per il tradizionale tuffo celebrativo, venendo poi “ripescati” dagli agenti della Polizia di Stato sulle moto d’acqua. Il coronamento, per Furio, di «una giornata perfetta, davanti a un pubblico così, a una città così...».

«Questa è stata la mia vittoria più bella, sicuramente, e anche la più difficile e complicata – racconta –. Non è stata una regata scontata, perché c’erano parecchi salti di vento e alla fine ha fatto la differenza la nostra esperienza, la conoscenza del golfo di Trieste che ci aiuta ad affrontare meglio certe situazioni. E poi avevo al mio fianco Tomaz Čopi (il tattico ndr) che è un grandissimo velista. Ma soprattutto, questa è stata la vittoria dell’equipaggio, del team Fast and Furio. Gestire la transizione tra il vento della partenza e il brusco calo non è stato facile, ma siamo riusciti a bucarlo molto bene con la velocità della barca. Poi abbiamo controllato, allungando fino al traguardo».

E arriviamo alla dediche in famiglia: «Mio fratello Gabriele, che ha deciso di gareggiare con Marta mettendo la sua esperienza al servizio di un equipaggio giovanissimo, merita veramente un applauso. Mi ha detto: “Adesso te pol andar in pension...”. E io: “Va ben, vado in pension...”».

Infine, sull’exploit di Marta: «Se ci penso adesso mi vengono le lacrime. Da genitore è una gioia indescrivibile. È stata brava, capace, tosta, il futuro è suo».

Sì, il futuro è di Marta che non fa pretattica e inquadra già l’obiettivo per il 2026: «Alla prossima Barcolana voglio battere papà – assicura la 18enne –. Intanto questo secondo posto è un risultato che mai avrei pensato di riuscire a raggiungere, tenendo il timone per tutta la regata. Mi aiuta a credere di più in me stessa e mi dà una grandissima emozione. Tra l’altro siamo un equipaggio molto giovane, che si allena da poco insieme. Insomma, sì, sono molto soddisfatta»

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