Go!2025 celebra il tatuaggio: al via una mostra all’Auditorium

Il percorso si chiuderà il 21 settembre e si compone di pannelli, immagini, video. La dirigente Manto: «Questa è un’arte che va al di là delle barriere linguistiche»

Alex Pessotto
(fotoservizio Roberto Marega)
(fotoservizio Roberto Marega)

Mostra curiosa, particolare, quella che si è aperta nella galleria dell’Auditorium: “Tatuaggi. Segni sulla pelle, tracce di identità”.

«Perché parliamo di un’arte che, nella Capitale europea della cultura, mancava», ha affermato la direttrice del GectGo, Romina Kocina. L’iniziativa è promossa dal Comune e rientra in “Let's Go! Cosplay & Fun-Go!2025 Special edition”.

«Sì, è un tema che qui non era mai stato affrontato e, di sicuro, non con un percorso di questo calibro», ha commentato il vicesindaco e assessore alle Politiche giovanili, Chiara Gatta. Con lei, c’è era anche la dirigente comunale Antonella Manto che, tra l’altro, ha evidenziato come «il tatuaggio va al di là delle barriere linguistiche e, di conseguenza, si sposa perfettamente con lo spirito di Go!2025».

Il progetto si deve a 24 Ore Cultura-Gruppo 24 Ore, per il quale c’erano Paola Capitelli, responsabile del suo ufficio mostre, e Roberta Pagani, appartenente al medesimo ufficio. Inoltre, va ricordata la partecipazione di Beatrice Corti, assistente dei curatori Luisa Gnecchi Rusconi e Guido Guerzoni.

L’iniziativa prende avvio dalla mostra “Tatuaggio. Storie dal Mediterraneo”, presentata in prima nel 2024 al Museo delle Culture di Milano. Quindi, è approdata a Marsiglia e a Stoccolma. A Gorizia, l’allestimento è caratterizzato da uno specifico focus al territorio locale.

Ci sono pannelli in tre lingue (italiano, sloveno e inglese), immagini, video e altri materiali ancora. L’obiettivo risiede nel racconto della storia culturale, simbolica e antropologica del tatuaggio. Ecco che viene narrata la sua diffusione nell’Antico Egitto, nell’Antica Grecia, nella Roma Antica, ma anche, per esempio, a Gerusalemme, nei Balcani e, grazie a una ricerca negli archivi del Piccolo, nel Friuli Venezia Giulia.

Notevole spazio trovano poi le analisi in materia di Cesare Lombroso e dei suoi allievi per i quali i tatuaggi erano chiari segni di trasgressione e inclinazione al delitto.

Ma, «secondo uno studio europeo, nel 2015 il 12% degli adulti europei aveva almeno un tatuaggio, quasi il doppio rispetto al 2003, ma ancora meno che in Paesi come Stati Uniti o Canada», è scritto su un pannello dell’esposizione, che si può visitare con ingresso libero fino al 21 settembre dai martedì alle domeniche dalle 10 alle 13 nonché dalle 16 alle 19. E nel corso dell’inaugurazione è stato anche evidenziato che all’Accademia di Belle Arti di Udine è ormai attivo da oltre dieci anni un corso dedicato al tatuaggio artistico.

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