Ciclismo, gli Schleck di casa nostra: «Buona stagione, sognando i pro»

TRIESTE. Per i fratelli Schleck, ciclisti lussemburghesi, professionisti del Team RadioShack, questa stagione agonistica non troverà facilmente spazio nell’album dei ricordi: Frank ha abbandonato il...

TRIESTE. Per i fratelli Schleck, ciclisti lussemburghesi, professionisti del Team RadioShack, questa stagione agonistica non troverà facilmente spazio nell’album dei ricordi: Frank ha abbandonato il Giro d’Italia, contro il parere dello staff della squadra, lamentando un non meglio precisato «risentimento al braccio», mentre Andy, dopo mesi contraddistinti da parecchie ombre, ha dato forfait al Tour. va meglio, insomma, agli “Schleck nostrani”, i talentuosi fratelli Petelin che condividono le origini con gli affermati campioni lussemburghesi. Anche loro, infatti, sono nati nello stato centroeuropeo, Paese della madre. Anche loro passano molte ore della propria giornata in sella a una bicicletta, con l’obiettivo, neanche troppo celato, di diventare professionisti del pedale.

Charly e Jan vivono a Opicina: scalatore il primo, potente passista il secondo. Li avevamo lasciati, lo scorso anno, alle prese con un titolo italiano allievi a cronometro, per Jan, e un titolo regionale juniores, per Charly. Entrambi i trofei avevano dovuto trovare spazio in una bacheca già ricca di successi.

Jan, rientrato da una settimana in Lussemburgo, racconta la sua stagione agonistica, facendosi interprete anche del fratello maggiore, impegnato a Piancavallo in ritiro con la squadra.

Che anno è stato per i fratelli Petelin?

La novità più importante è stata il cambio di squadra di Charly che, dalla Elite Caneva, è passato al Pedale Ronchese, per seguire il suo allenatore Stefano Bandolin, in rotta con il vecchio team. È stata dura, perché ha perso quasi un mese di gare a causa del nuovo tesseramento. Adesso, però, ha sposato un nuovo progetto, in una società seria e con una formazione che lavora per lui.

È riuscito a togliersi qualche soddisfazione con i nuovi colori?

Ha avuto parecchia sfortuna, cadendo molte volte. A Padova ha subito un brutto incidente, schiantandosi contro uno spartitraffico a più di 50 km/h. È riuscito, comunque, a piazzarsi sempre nei primi 10, cogliendo il risultato migliore al Giro del Friuli, dove è riuscito a far sua la maglia verde dei gran premi della montagna. Adesso l’aspetta il passaggio alla categoria Under 23, dove troverà una concorrenza davvero agguerrita.

E la tua stagione?

Ho inseguito la vittoria, riuscendo a impormi nel campionato regionale cronometro a San Giovanni di Livenza, nella cronometro di Martignacco e nel campionato regionale a squadre di inseguimento a Pordenone. Mi sono piazzato sempre nelle prime 5 posizioni, raccogliendo anche due 2° e tre 3° posti.

Solo luci o c’è anche qualche ombra?

La debacle più scottante l’ho subita ai tricolori di cronometro, dove correvo da campione in carica. Non sono riuscito a gestire l’ansia e la pressione del favorito. Ho concluso 14°, accumulando diverse scorie anche a livello mentale. Mi sono ritirato ai campionati italiani su strada. Avevo bisogno di uno stop, di recuperare le motivazioni. Adesso mi sento carico, pronto al salto nella categoria juniores, dove potrò lottare per avere un posto in Nazionale.

Cosa vi aspettate dal futuro?

Intanto dobbiamo completare gli studi (Jan è in terza al Volta, mentre Charly deve iniziare l’ultimo anno al Max Fabiani, ndr). La testa, libri a parte, è orientata al nostro grande obiettivo, riuscire a diventare dei ciclisti professionisti.

Luca Saviano

Riproduzione riservata © Il Piccolo