D’Aversa, l’ex: questa Unione è davvero forte

di Antonello Rodio
TRIESTE
La maglia alabardata l’ha indossata per soli sei mesi, quelli sofferti della seconda parte della stagione 2009/2010, culminata con i play-out persi con il Padova e la retrocessione, poi cancellata dal ripescaggio. Da allora Roberto D’Aversa, 36 anni compiuti ad agosto, gioca nel Lanciano e domani ritroverà la Triestina come avversaria. Un giocatore esperto e dalla carriera prestigiosa (quasi cento presenze in A fra Siena e Messina), l’ideale per presentare la partita di domani, raccontare la realtà del Lanciano e soprattutto svelare qualche retroscena di quella maledetta stagione alabardata.
D’Aversa, che effetto fa ritrovare la Triestina in Lega Pro?
Un brutto effetto. Vedere una piazza prestigiosa come Trieste in Lega Pro è davvero una cosa assurda.
Due retrocessioni in due anni cosa significano?
Beh, lo dicono i fatti. Venire retrocessi per due anni di fila significa che qualcosa non funzionava e che non c’è stata programmazione. Io ovviamente posso parlare per l’anno che in cui c’ero: si cambiarono ben tre allenatori. Ma evidentemente il problema non erano gli allenatori...
Ma cosa non ha funzionato di preciso quell’anno?
Mi dispiace per Fantinel che aveva investito e certo non era uno che elemosinava, ma devo dire che secondo me ha dato retta a troppe persone attorno a lui, ha ascoltato troppa gente. Per esempio quando mandarono via Somma si mise a sentire troppo i giocatori, che invece devono fare il loro lavoro, punto e basta. Quelle sul tecnico sono decisioni che spettano alla società. E poi Gotti, Somma e Arrigoni non sono tre allenatori scarsi, anzi, evidentemente c’era qualcosa altro che non quadrava, al punto che è finita così anche lo scorso anno.
Adesso a Trieste c’è una nuova proprietà e una squadra rivoluzionata negli ultimi giorni di mercato: all’improvviso in città è riesploso l’entusiasmo…
E io me lo auguro veramente per la Triestina che è una società storica e per Trieste che è una città bellissima. Lo spero tanto anche per i tifosi, come del resto per chi lavora nella Triestina con tanta passione: ad esempio i magazzinieri, non dimentico certo le loro facce dopo la terribile serata dei play-out contro il Padova.
E del suo Lanciano, nel quale gioca già dallo scorso anno, cosa può dire?
Quest’anno la società ha avviato un discorso di ringiovanimento, una rivoluzione totale, per cui ci vorrà del tempo per esprimerci al meglio. Vogliamo raggiungere la salvezza prima possibile, questo è l’obiettivo principale, e nel contempo vogliamo far crescere bene i giovani.
Può aiutarli lei facendo da chioccia?
Ormai ho 36 anni, il ruolo è un po’ questo. Ma proprio quest’aspetto è anche il bello di quest’età. Quando ero giovane ho incontrato persone importanti per la mia crescita, quindi è fondamentale avere accanto qualcuno che con la sua esperienza, a prescindere dall’apporto sul campo, sia fondamentale a livello di consigli da dare. Del resto fenomeni in giro è difficile trovarne, nel calcio di oggi conta soprattutto la testa, la voglia di arrivare e tenere un determinato comportamento.
Che partita prevede per domani?
Per noi sarà molto difficile, la Triestina ha giocatori di spessore come Allegretti, Godeas, Motta o Gissi che sono di categoria superiore. Noi poi abbiamo cambiato molto proprio l’ultimo giorno di mercato. Non dico che tutto il periodo di ritiro sia andato perso, ma è ovvio che abbiamo bisogno di un po’ di tempo per il rodaggio. Comunque i tanti giovani arrivati hanno portato freschezza ed entusiasmo.
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