Donati accusa: «La Di Centa si dopava»

BOLZANO. «Manuela Di Centa ha fatto sicuramente uso di Epo». Arriva una pesantissima accusa da un film-documentario sul doping prodotto in Finlandia in uscita domani 5 nei cinema della terra dei mille laghi. Ad affermarlo nel corso dell’intervista a lui riservata nel filmato è Sandro Donati, unico consulente italiano dell’agenzia mondiale antidoping (Wada). Immediata la risposta da parte della Di Centa, ex fondista azzurra con sette medaglie olimpiche, di cui due d’oro: «È una tremenda diffamazione, ho già dato incarico al mio legale di preparare querela e di tutelarmi in ogni sede. La notizia che nella mia carriera sportiva avrei fatto uso di sostanza dopante tutti debbono sapere che è palesemente falsa e lede la mia immagine». A rinforzare la smentita della ex campionessa mondiale azzurra, il fatto che non è mai stata trovata positiva ai controlli antidoping. «Il tempo ancora una volta mi darà ragione e ristabilirà la verità», ha precisato la Di Centa, oggi onorevole del Pdl.
Il film, costato 390mila euro, è titolato «Sinivalkoinen valhe» che in italiano significa «La menzogna bianco blù». Singolare la locandina dell’opera diretta da Arto Halonen e prodotta da Art Films: si vedono i due binari della pista da fondo e accanto una piantana con tre sacchetti di flebo, uno con i colori della bandiera della Finlandia, l’altro con quelli della Norvegia ed il terzo con quelli dell’Italia. Il docufilm, della durata di 2 ore, vuole ripercorrere i casi di doping nello sci nordico e nello sport in genere. All’interno di «Sinivalkoinen vahle» accuse dirette nei confronti di campioni olimpici, mondiali ed europei e vengono citati, oltre agli atleti italiani, anche i fondisti finlandesi trovato positivi, da Jari Isometsa a Harri Kirvesniemi, da Virpi Kuitunen a Mika Myllyla.
Commentan do l’uscita del film, Donati ha parlato anche di Alex Schwazer. «Bisogna dargli onore, ha ha avuto il coraggio di ammettere, ma non credo a tante cose del suo racconto. Assumere Epo è una cosa premeditata e non puoi farla da solo. Lui, come altri, è stato vittima della vigliaccheria estrema da parte del sistema sportivo». Donati è stato allenatore dei velocisti azzurri nell’atletica leggera e dirigente del Coni. «Coloro che lo hanno indotto, adesso hanno preso le distanze. Gli atleti fanno comodo quando fanno i risultati, poi vengono abbandonati. Qui ci sono responsabilità di tutto l’ambiente attorno a lui. L’allenatore non ha mai analizzato certe prestazioni? - si domanda Donati -. I controlli vengono fatti, ma alle gare dove gli atleti sanno che sono soggetti a esame e quindi si gestiscono anticipatamente. Gli unici controlli efficaci sono quelli a sorpresa e Schwazer è stato trovato positivo ad uno di essi».
Donati, che si auspica di incontrare privatamente il marciatore altoatesino per capire qualcosa di più, sostiene che «negli sport di resistenza e potenza muscolare enorme è l’effetto dei farmaci. Non voglio fare un’accusa contro gli atleti, ma al lassismo della dirigenza sportiva che ha causato negli ultimi anni, la proliferazione del doping».
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