Fondriest: «Quel giorno a Longera, premiato dal vecchio campione»

«Trieste? Il primo ricordo che mi viene alla mente è di quando avevo 14 anni, correvo da esordiente e ottenni proprio a Trieste un premio dell’associazione ciclisti del Triveneto».
Maurizio Fondriest, ora 49 anni, campione del mondo in linea nel 1988 a Renaix in Belgio, è uno dei grandi del ciclismo che in ogni tappa precedono i corridori nell’ambito di un’iniziativa promossa da Banca Mediolanum. Fondriest domenica sarà a Trieste e ha già annunciato la sua visita alla mostra dedicata a Giordano Cottur nella sala comunale d’arte in piazza dell’Unità d’Italia.
«Cottur l’ho conosciuto bene per la prima volta in occasione della mia vittoria nel trofeo dell’Unione dei Circoli sloveni in Italia a Longera nel 1986. Ero ancora dilettante (staccò il gruppo nella salita per Basovizza e battè il compagno di fuga Moravio Pianegonda, ndr) e durante le premiazioni mi presentarono questo signore. Mi colpii per i suoi modi da uomo buono, disponibile. Che fosse competente non poteva ovviamente essere una sorpresa: il suo nome mi era famigliare anche se naturalmente apparteneva al ciclismo di un’altra epoca. Da quel momento ci siamo ritrovati in diverse altre occasioni. Mi fa piacere che gli vengano tributate queste attenzioni nella ricorrenza del centenario dalla nascita».
Trieste ospita l’atto finale del Giro. Come si può descrivere il sapore dell’ultima tappa?
Di solito dal punto di vista tecnico l’ultima frazione ha poco da aggiungere a quanto è già successo. Praticamente impossibile che venga ribaltata la classifica generale. Il fascino è un altro: è l’ultimo giorno di corsa, c’è voglia di immergersi nella festa collettiva. Ma è un evento importante per mille motivi: l’attenzione mediatica è enorme. E se penso a Trieste...
Se pensa a Trieste?
É una città bella come poche altre. Provo a immaginare lo splendore del golfo e di piazza dell’Unità nelle riprese aeree. Sicuramente l’effetto sarà magnifico. Non è la prima volta che la sede d’arrivo del Giro è diversa da Milano ma con tutto il rispetto per Brescia, che ha ospitato il gran finale nell’edizione dell’anno scorso, il colpo d’occhio che offre Trieste, via, si fa preferire...
É un Giro fatto soprattutto di salite.
Così ogni tappa può rivelarsi quella decisiva. Può esserlo la cronoscalata, può esserlo lo Zoncolan. C’è spazio per colpi di scena sino all’ultimo.
I tifosi italiani hanno scoperto Fabio Aru. Nibali, vincitore un anno fa, sarà al via del Tour de France. Uomini da corse a tappe. Ma il ciclismo tricolore si chiede quando ritroverà un uomo da classiche. Un nuovo Fondriest, ad esempio, non sarebbe male...
Effettivamente in questo momento i nostri uomini più importanti sembrano essere gli specialisti delle corse di tre settimane. Oltre a Nibali e Aru penso anche a Pozzovivo. Diego Ulissi può diventare un forte uomo da corse in linea, ha vinto due tappe importanti e ha dimostrato di saper gestire la pressione. Enrico Battaglin è un sicuro talento ma non ha ancora fatto vedere tutto il suo potenziale. Gran bel numero, comunque, quello mostrato a Oropa. Anche Moreno Moser è un corridore di talento ma negli ultimi due anni non è cresciuto come si sperava. Tra i velocisti ci sono buoni atleti però, è vero, ci manca l’elemento da grandi sprint. Io sono coinvinto comunque che presto torneremo a farci rispettare anche nelle corse di un giorno. (ro.de.)
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