Il Trap: quando Rocco in campo mi incitava parlando in triestino

Tanti appassionati hanno accolto l’ex ct azzurro in città Affettuosi ricordi legati al Paròn, a Maldini e Cudicini
Foto BRUNI 07.04.2018 Trapattoni a Trieste visita il Lidl supermercato
Foto BRUNI 07.04.2018 Trapattoni a Trieste visita il Lidl supermercato

TRIESTE. «Ciò, buta la bala de là che cussì femo gol». Questa frase non l’ha mai dimenticata e ancor oggi, a 79 anni appena compiuti, quando l’universo dei ricordi si rivela immenso, perché ricco di emozioni legate alla sua fantastica carriera di giocatore e allenatore, quando torna a Trieste, Giovanni Trapattoni, il famoso “Trap”, non può fare a meno di citare Nereo Rocco e le sue intramontabili battute in dialetto.

«Sì perché el paròn - racconta il “Trap”, circondato da centinaia di appassionati che gli chiedono autografi e foto, mentre è impegnato nell’ambito di una iniziativa commerciale dei supermercati Lidl - non usava mai l’italiano nei momenti cruciali. Nel cuore della partita - ricorda - quando la tensione era massima e bisognava puntare al risultato, riemergevano le sue radici triestine, ed ecco che dalla panchina arrivavano in mezzo al campo suggerimenti e ordini che mi hanno fatto imparare il dialetto della vostra bellissima città».

Erano i tempi del grande Milan di Rocco, prima squadra italiana capace di conquistare la Coppa dei Campioni, nel ‘63 a Wembley, e il “Trap” faceva parte della formidabile mediana rossonera assieme a Benitez e a un altro grande triestino, Cesare Maldini, che, di quel Milan era anche capitano. «Con Cesare - ricorda Trapattoni - abbiamo giocato fianco a fianco centinaia di volte e anche lui, nei momenti più importanti delle partite, si esprimeva in dialetto triestino. “Ciò Giovanni, mi raccomandava, ciapa de qua, ciapa de là”». E Trapattoni ricorda anche un altro triestino, suo grande compagno di squadra nel Milan, il portiere Fabio Cudicini: «Il suo soprannome, “ragno nero”, era azzeccato perché fra i pali le prendeva tutte».

Ma il Trap è stato anche un grande allenatore, a livello di club, avendo guidato Milan, Juventus e Inter in Italia e Bayern e Benfica all’estero, e a livello di nazionali gli azzurri e quindi anche l’Irlanda: inevitabile chiedergli un’opinione sull’attuale difficile momento del calcio italiano, con la Nazionale eliminata dai Mondiali e le formazioni di club impegnate nella Coppa più prestigiosa, la Champions, cioè Juventus e Roma, reduci da brucianti sconfitte al cospetto di Real e Barcellona. «Per anni siamo stati abituati molto bene, forse troppo - è la sua opinione - e adesso purtroppo stiamo attraversando una fase nella quale non disponiamo di talenti a livello internazionale. Il rammarico per essere stati eliminati dalla Svezia in fase di qualificazione è certamente grande - aggiunge - alla pari di quello che ho provato in questi giorni dopo le partite di Champions. Se guardiamo al passato, posso citare fenomeni come Paolo Rossi o Dino Zoff - sottolinea -: oggi purtroppo di quelli che si definiscono gli artisti del calcio non ne abbiamo».

Attualmente il “Trap” vive il calcio soprattutto davanti alla televisione: «Allo stadio non ci posso proprio andare - sorride -, perché altrimenti fra richieste di autografi e foto non vedrei le partite. Di fare l’allenatore non se ne parla, perché mia moglie mi dice che se parto ancora una volta cambia le chiavi della porta d’ingresso. Meglio vivere un po’ distaccato - conclude - e magari cullarmi nei ricordi più belli, pensando per esempio a quando Rocco, di cui sono stato vice allenatore al Milan, mi diceva ‘Giovanni, fa ti che te fa ben’».

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