La Fidal: «Ma quale doping l’Atletica è sana e pulita»

ROMA. «L'atletica italiana è viva più che mai e vogliamo mantenerla pulita, onesta e sana».
All'indomani della maxi-richiesta presentata dalla Procura antidoping Nado-Italia - due anni di squalifica nei confronti di 26 atleti per eluso controllo - il presidente della Federazione italiana di atletica leggera Alfio Giomi prova a reagire e a fare chiarezza su una vicenda che definisce «assolutamente fuori luogo e inaccettabile», una vicenda che ha scosso l'intero movimento a circa otto mesi dall’appuntamento più atteso, le Olimpiadi di Rio in Brasile.
«Nessuno è stato trovato positivo! Di cosa parliamo?» attacca Giomi, allontanando con forza l'ombra del doping dal mondo dell'atletica azzurra. «Qui c'è un tema di procedure che non sono state rispettate sotto il profilo formale - spiega da parte sua anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò -. È sbagliato quindi parlare di doping perché non è un caso come quello che c'è in Russia». Quello che è accaduto in Italia, infatti, è che «questo gruppo di atleti non ha compilato correttamente i moduli allora cartacei da inviare via fax a una delle tre commissioni che compongono il mondo dell'antidoping, non c'è stato un missing nell'effettuare il controllo - specifica Malagò -. Sono solo loro che, nella formalizzazione della reperibilità, non hanno compilato le cose per bene. Ma questi ragazzi non hanno barato, è solo un fatto di procedure di comunicazione della presenza. E l'attuale Federatletica non solo è estranea, per certi versi è vittima». Ma non per questo disposta a restare inerme dopo la richiesta shock della procura. «C'è stata forse una certa negligenza, una certa superficialità, ma il doping è ben altra cosa. Ho fiducia che la giustizia farà il suo corso, ma comunque la Fidal difenderà lo stesso gli atleti perché sono loro le vittime di tutto questo. Il nostro movimento è sano, senza doping, e con un'etica da cui altri dovrebbero imparare» sottolinea ancora il presidente della Fidal Giomi, prima di confessare di portarsi dietro «il dramma e la rabbia di molti atleti che in questi giorni mi hanno detto “noi smettiamo, chiudiamo qui”. Ma noi della Fidal siamo sereni, su questi ragazzi io ci metto la faccia».
Ecco perché uno di loro, uno dei 26 atleti per i quali è stata richiesta la condanna sportiva, il triplista Fabrizio Donato, il presidente lo ha voluto al suo fianco anche nel corso della conferenza stampa tenuta ieri nella sede federale: «E io mi sento offeso per lui. Dicono che ha eluso i controlli, ma in 15 anni di carriera quando mai? Probabilmente a gennaio ci sarà il processo, noi continuiamo a programmare il nostro lavoro in vista delle Olimpiadi di Rio 2024 con tutti quegli atleti dentro, perché non ci sfiora nemmeno l'idea che possano essere condannati».
«Mai mi sarei immaginato nella vita di venire travolto da un ciclone del genere - le parole di Donato, medaglia di bronzo ai Giochi olimpici di Londra -. Dicono che ho eluso i controlli... mi viene da ridere... Sono dieci anni che faccio il tragitto da casa al campo di allenamento e ritorno, non capisco come avrei potuto. Sono abbastanza triste e sconfortato ma ancora confido nella giustizia sportiva. Chiedo però che vengano abbassati i toni perché non ci meritiamo tutto questo, vogliamo quindi un po’ di rispetto».
Riproduzione riservata © Il Piccolo