L’esordio del Lago Serrù: «E lassù occhio al vento»

dall'inviato

PINEROLO. «Es una salida guapa». Parola di Miguel Angel Lopez colombiano dell’Astana, statene certi attaccherà ancora oggi sulla strada per Ceresole Reale, dopo l’aperitivo gustoso sul Montoso.

L’arrivo al Lago Serrù è inedito: 2.247 i metri, poco sotto il Colle del Nivolet, neve spalata con caparbietà dagli organizzatori. C’è un direttore sportivo in gruppo che quella salita la conosce a memoria. Giovanni Ellena, è colui che pilota i pirotecnici corridori dell’Androni Sidermec di Gianni Savio. Ha le idee chiarissime sulla tappa di oggi, 196 km da Pinerolo al primo arrivo in salita del Giro 102. «Se qualcuno dei big farà la corsa dura si vedranno fuochi d’artificio. Non sarà solo la tappa del Lago Serrù». Già, le salite (vere) saranno tre. Ellena è di Pertusio, paese del Canavese strategico per scalare in bici quelle cime. «Pronti via – spiega il ds – e dopo 40 km ecco il Colle del Lys. Quasi 15 km, 6,4% di pendenza media. Lunga discesa e da Cuorgnè c’è il Pian del Lupo. È davvero tosta: 9,4 km, nel tratto centrale media superiore all’11%».

Discesa su Pont Canavese. Ellena, che nella tappa di Alberobello ha guidato Masnada all’impresa e oggi punta su Cattaneo, avverte: «La discesa è tecnica, lunga. Poi inizierà la salita verso il Lago Serrù. Infinita». «I km sono 44 – continua – ma le pendenze si fanno impegnative da Noasca, -24 km dall’arrivo».

Il tecnico fa una radiografia completa dell’ascesa finale. «Da Noasca ai 1.585 metri di Ceresole ci sono pure punte al 14%. Poi, all’altezza del lago artificiale, la strada spiana per 5 km. Quindi i 7 km finali. «Occhio lassù ai lunghi rettilinei con il vento in faccia». Non solo la pendenza, ma anche il vento sul versante sud del Parco Nazionale del Gran Paradiso. E Lopez? «È venuto a provare la salita poco prima del Giro, l’ha definita guapa, bella, è chiaro che farà qualcosa ma…». Ha un rimpianto Ellena, quello per il suo “figlioccio” Egan Bernal, cresciuto all’Androni e nel 2018 esploso nella Sky. «Lo conobbi tre anni fa – ricorda – venne da me, lo portai a fare un pezzo di salita. Non si accontentò e salì fino in cima. Poi ci sarà andato decine di volte. Non si fosse rotto la clavicola prima del Giro lassù, su quella salita che gli ricorda la sua Colombia, avrebbe fatto disastri. Sì qualcuno oggi può perdere il Giro». —

A.S.

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