Marinelli: il mio settebello ha come obiettivo l’A1

TRIESTE
Per tutti lui a Trieste è la Pallanuoto. Nel senso proprio dell'identificazione in carne ed ossa tra questo sport e la città. E non a caso con la partita d'esordio vinta a Sori il buon Ugo Marinelli ha iniziato la sua settima stagione sulla panchina della Pallanuoto Trieste. Arrivato nel capoluogo da giocatore alla fine degli anni '80, proprio nella città di San Giusto ha trovato l'ambiente ideale dove poter lavorare con tranquillità ad un progetto molto chiaro.
«Vogliamo crescere ancora – spiega il tecnico - perché il nostro obiettivo a lunga scadenza è quello di centrare la serie A1 e creare un movimento che possa esprimere giocatori di alto livello».
Nato a Fiume nel 1963, sposato e padre di tre figli tutti sportivi - Monica allenatrice di nuoto sincronizzato, Vanna giocatrice di pallavolo e Paolo promettente playmaker nel giro delle nazionali giovanili croate di basket - Marinelli ha iniziato a giocare a pallanuoto a 10 anni. Un mondo che tuttora gli appartiene di diritto.
Marinelli, l'avventura nella waterpolo è praticamente iniziata proprio da Trieste?
«Ho giocato alcuni anni nel Primorje, poi nel 1988 è arrivata la chiamata dell'Edera Trieste per farmi giocare come oriundo e io ho accettato».
Oriundo nella pallanuoto?
«Diciamo che in quel periodo i regolamenti erano piuttosto diversi rispetto ad oggi. I miei genitori sono nati a Fiume negli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale e quindi da italiani. E anche io potevo giocare con la nazionalità italiana. Un discorso un po' complicato per la verità».
La carriera da allenatore quando ha iniziato a prendere forma?
«Dopo la parentesi con l'Edera mi sono trasferito a Padova per continuare a giocare, ma in Veneto accanto a Juraj Cirkovic, adesso direttore tecnico del settore giovanile della Pallanuoto Trieste, ho anche iniziato ad allenare. Dalle squadre del vivaio, fino alla serie A2 maschile e alla A1 femminile. A Padova sono rimasto per 11 anni».
E dopo cos'è successo?
«Una stagione non andata benissimo e la voglia di cambiare aria mi ha portato a Modena, dove ho allenato in A2 fino al 2005. Poi è arrivata la chiamata da Trieste».
Che tra l'altro all'epoca navigava in serie C. Perché ha accettato di scendere di categoria?
«La Pallanuoto Trieste era una società ai suoi primissimi anni di attività ma molto ambiziosa. E devo dire che qui ho davvero trovato l'ambiente ideale per crescere professionalmente e con la squadra. In questi anni abbiamo fatto passi da gigante, dalla serie C fino ai vertici della A2».
La soddisfazione più bella?
«Penso al nostro primo campionato in serie B nel 2007. Da neopromossi in categoria e con la squadra assolutamente identica all'anno prima ci siamo subito imposti come una delle compagini più forti».
E qualche momento critico?
«Non tanti per la verità, forse nessuno per fortuna. Diciamo che l'anno passato ero convinto che con quella squadra qualcosa in più si poteva fare, non fermarci al primo turno dei play-off. Nel corso del campionato abbiamo avuto un calo evitabile».
Ma adesso c'è da pensare ad una squadra tutta nuova. Dove può arrivare la Pallanuoto Trieste?
«Abbiamo cambiato tanto, dobbiamo ancora trovare una precisa identità. Ma la qualità non manca, la squadra è molto ben allestita e il gruppo di ragazzi è fantastico. Noi daremo il massimo ogni partita».
Riccardo Tosques
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