Martina, pallamanista di A costretta a lasciare la città «Manca una squadra rosa»

TRIESTE
Trieste è la capitale italiana della pallamano maschile. Pagine di sport vergate a suon di 17 scudetti e mirabolanti imprese. Eppure la pallamano in città è uno sport prettamente maschile: l’handball rosa, purtroppo, non è mai riuscito ad attecchire. Ecco il motivo per cui la triestina Martina Bearzi ha dovuto sempre traslocare altrove per praticare il suo sport preferito.
Terzina, classe ’88, residente a Sistiana, già azzurrina con la nazionale U17, dopo aver giocato in Slovenia Martina ha colto un’occasione da non perdere: fare la pallamanista professionista. Dove? A Padova.
«Sono stata contattata dal Cellini per giocare in A. Purtroppo a Trieste manca uno sbocco per questo sport a livello femminile. In regione c’è un polo forte solamente a Udine. Poi bisogna spostarsi ad Oderzo. Oppure in Slovenia», racconta.
Proprio nella vicina Repubblica si è spostato negli ultimi 8 anni giocando per il Koper e per il Šempeter Vrtojba, arrivando sino in Seconda Lega. Come nasce la passione per l’handball? Martina è figlia di due sportivi. Papà Stefano è uno degli allenatori storici della pallamano del Cus Udine (ecco svelato l’arcano), la mamma, Irena Tavčar, è stata azzurra nel getto del peso e del disco.
Un mix friulano-carsolino, quindi, la giovane Martina, che terminerà a Verona gli studi universitari iniziati a Trieste per laurearsi in Letteratura, Comunicazione e Spettacolo.
All’esordio in A, nel severo 34-20 per il Brixen Südtirol, Bearzi è comunque andata a segno 3 volte. «A Padova mi trovo bene. Certo è un peccato che Trieste non abbia una sezione femminile», aggiunge Martina. E chissà che con un presidente donna, la Pallamano Trieste, non si adoperi per riportare in città la handball rosa. —
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