Nazionale, ufficiale l’addio di Conte dopo gli Europei

Il ct andrà al Chelsea. Parte la corsa per la successione: tra i nomi Capello, Donadoni e Mancini
Di Stefano Tamburini
can - Antonio Conte - Allenatore della Nazionale Italiana di Calcio
can - Antonio Conte - Allenatore della Nazionale Italiana di Calcio

di STEFANO TAMBURINI

Il segreto calcistico meno custodito d’Italia e d’Oltremanica è stato servito con il caffè del mattino: il ct della Nazionale Antonio Conte si alza e lascia la panchina sulla quale non si è mai sentito troppo a suo agio. Lo sapevano tutti che – dopo il prossimo Europeo – sarebbe approdato nel porto più ricco anche se non meno periglioso del Chelsea (l’annuncio ancora non c’è, questa è l’altra parte del segreto poco segreto) e il presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio è stato l’ultimo ad apprendere. Non che sperasse che finisse diversamente, però il rapporto era quel che era. Non tanto con lo stesso Tavecchio, che conta poco o niente, quanto con i veri Padroni del calcio italiano: la Lega e i club. Niente stage, calendario blindato, finale di coppa Italia a ridosso della preparazione per Euro 2016 e prospettive ancora più incerte verso il Mondiale 2018.

Conte ha avuto a che fare con un mondo che pensa alla Nazionale solo un mese ogni due anni. La definizione è del predecessore, Cesare Prandelli, ed è di un periodo felice, durante Euro 2012, quando gli azzurri arrivarono non senza sorprendere all’atto conclusivo dopo una celestiale semifinale con la Germania.

Il problema è tutto qui. Grandi pretese quando c’è da provare ad alzare una coppa, per il resto che il ct si accontenti delle briciole. Chi è un po’ in su con gli anni ricorderà Enzo Bearzot, Azeglio Vicini, Arrigo Sacchi o Cesare Maldini placidamente seduti in tribuna a San Siro o a Torino: bastavano tre partite in un mese per vedere tutti gli azzurri in campo, spesso anche dieci in un sol colpo. Prendete invece il povero Conte e provate a ricordare i suoi occhi annoiati accanto al collega brasiliano Carlos Dunga, domenica a San Siro per Inter-Bologna: aveva più giocatori da osservare il tecnico venuto dall’altra parte del mondo. Oggi in Serie A ci sono sempre meno “azzurrabili”, 189 fra italiani di nascita e di passaporto su 442 giocatori impiegati in un turno: il 42,8 per cento. Sono le cifre peggiori fra quelle dei maggiori campionati.

Le prospettive, peraltro, non sono incoraggianti e dopo l’Europeo ci sarà lo spettro di un girone di qualificazione al Mondiale 2018 ben più che da brividi. Un solo posto a disposizione e la stretta via di uscita di uno spareggio con un’altra seconda da contendere a Lichtenstein, Macedonia, Israele, Albania e Spagna. Tutto fuorché semplice ed è chiaro che questo peserà molto nella scelta del successore, oltre alle cifre che la federazione può mettere in campo grazie allo sponsor. In ogni caso non oltre quello che già va a Conte: 3,6 milioni netti. Circa la metà di quanto avrà dal Chelsea o di ciò che uno dei possibili successori, Fabio Capello, prendeva in Russia. In corsa ci sono anche il tecnico del Bologna Roberto Donadoni, quello dell’Inter Roberto Mancini e poi Giampiero Ventura (Torino) e l’uomo del miracolo Leicester, Claudio Ranieri. Molto suggestiva sarebbe la scelta di Donadoni, già ct a Euro 2008, mandato via, a contratto già firmato, dopo esser uscito ai rigori con i futuri campioni di tutto della Spagna. Un hombre vertical capace di rifiutare 600 mila euro di buonuscita, mosca bianca in un mondo sopraffatto dal dio denaro.

E fra le incertezze di questa fase c’è anche quella del processo per frode sportiva che vedrà Conte fra gli imputati a Cremona prima dell’Europeo. Ed è questo ciò che pesa di più, non tanto il semplice fatto che il ct sia in scadenza: lo era anche Lippi nel 2006 e uscimmo da trionfatori.

Per Conte, invece, il salto nel buio non è da poco: il Chelsea non è la Juve, che i suoi allenatori li protegge. E poi ci sono i tabloid che ieri hanno ricordato a Conte il processo di Cremona e persino una sua balbettante testimonianza da calciatore in tribunale al processo sugli abusi di farmaci. Un bel tritacarne.

Anche per gli azzurri non sarà facile, già a partire dalle due super amichevoli di fine mese con Spagna e Germania, con il dopo-Conte e il Conte del dopo a rubar la scena a una squadra in cerca di certezze. E dunque, almeno sul nuovo ct, meglio evitare di arrivare a un nuovo segreto senza segreti.

@s__tamburini

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo