Quei tifosi della Triestina “nati per soffrire” dodicesimo uomo in campo in festa sotto la pioggia

Oltre 600 supporter sono giunti allo stadio “Ferruccio” di Seregno tra chi ha colto l’occasione per visitare Milano e chi è arrivato tardi

Francesco D. Severi
I tifosi triestini a Seregno (Foto Grassi/Lasorte)
I tifosi triestini a Seregno (Foto Grassi/Lasorte)

SEREGNO “Nati per soffrire”. È ciò che recitava una piccola pezza comparsa tra gli spalti pochi istanti dopo che Tavernelli, in pieno recupero, aveva appena scagliato sotto l’incrocio il gol più importante della sua carriera regalando di fatto un’incredibile salvezza alla Triestina. Un metro quadrato di tessuto capace di racchiudere alla perfezione – in 3 parole e 15 lettere – il turbinio di emozioni vissuto dai 600 tifosi della Triestina giunti a Seregno per una giornata che giocoforza avrà per sempre un posto d’onore nelle pagine della storia alabardata.

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Una serie di scatti della bella vittoria della Triestina (Grassi/Lasorte)

Doveva essere – da previsioni del meteo – “una giornata uggiosa” come cantava Lucio Battisti, e alla fine lo è stata. Ma anziché essere “velenosa” come nella suddetta canzone, la Brianza è diventata come Dro e Lucca, teatro di un’impresa che resterà impressa per sempre negli occhi e nel cuore di chi era presente sugli spalti del “Ferruccio”.

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Una presenza massiccia, quella dei tifosi alabardati, riscontrabile fin dalla mattina con alcune famiglie vestite di biancorosso allegramente a passeggio per le vie di Milano e palesatasi in tutta la sua imponenza nel pomeriggio di Seregno, tra chi ha scelto di presentarsi allo stadio in treno e con largo anticipo, chi ha raggiunto lo stadio con mezzi propri e chi, come il Centro di Coordinamento dei Triestina Club, ha raggiunto il settore ospiti a partita abbondantemente iniziata a causa degli errori di chi era preposto a scortarli in sicurezza e ha sbagliato... strada.

Dopo il missile di Tavernelli, ecco i boati che hanno accompagnato le ultime giocate dei minuti di recupero: un contrasto vinto da Mbakogu, una palla fermata in sicurezza da Matosevic, un rilancio di Gori . Giocate accolte come reti da un pubblico che ha vissuto nelle ultime due settimane qualsiasi tipo di emozione, passando per tre volte nelle ultime quattro partite dall’inferno al paradiso nel giro di una manciata di secondi. E poi il triplice fischio, che ha dato il via alla festa durata per un’ora abbondante sotto la pioggia incessante nonostante i tentativi di guastarla da parte di chi non è evidentemente capace di accettare una sconfitta.

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Fortunatamente, tutto è andato per il meglio. La festa è continuata negli autogrill lungo il viaggio di ritorno. Centinaia di triestini festanti ed uniti nel dare una risposta allo stesso Battisti che si chiedeva che sapore avesse una vita ben spesa. La risposta è semplice: una vita ben spesa è la capacità di resistere alle avversità nonostante tutto. In poche parole, neanche un minuto di non amore.

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