Rudic si ritira, la pallanuoto perde un mito

Negli anni Novanta scrisse pagine leggendarie guidando l’Italia, un mese fa l’oro olimpico con la Croazia
Di Guido Barella

TRIESTE. Barcellona, 10 agosto 1992. Davanti a re Juan Carlos l’Italia è in piscina nella finale olimpica contro la Spagna di Estiarte. Quella che vale l’oro non sarà però una partita. No, sarà una battaglia, un racconto mitico, una maratona. Quattro tempi regolamentari e poi sei supplementari. Fino al gol decisivo di Gandolfi.

Ratko Rudic, l’allenatore di quell’Italia, festeggiò con un tuffo in piscina rimasto nella storia. Ratko Rudic quel giorno aveva scritto forse la pagina più bella della storia della pallanuoto italiana, del Settebello.

Oggi quel vecchio pirata di Rudic - quattro ori olimpici da allenatore, l’ultimo un mese fa a Londra alla guida della Croazia, due coppe del Mondo, tre Europei e la Hall of Fame del nuoto come miglior tecnico di tutti i tempi - a 64 anni dice basta. L’aveva già annunciato a febbraio, l’altro giorno a Zagabria l’ha confermato: «Trent’anni di panchine possono anche bastare. Dopo tanto tempo confesso di essere un po’ stanco per cui è giunta l’ora di fare spazio ad allenatori giovani».

Aveva vinto l’argento alle Olimpiadi di Mosca nel 1980 da giocatore con la Jugoslavia e con la Jugoslavia aveva vinto da allenatore l’oro olimpico a Los Angeles ’84 e a Seul ’88. Con l’azzurro arrivò dunque a Barcellona un tris pazzesco, unico, inimitabile. E gli anni Novanta sono stati gli anni dell’Italia di Rudic, gli anni in cui il Settebello è stato ancora più bello: un titolo mondiale, una Coppa del Mondo, due Europei, un bronzo olimpico. E se la nascita della leggenda riporta a Barcellona, 10 agosto 1992, la fine è Sidney, 29 settembre 2000. Tra polemiche ed errori arbitrali, alle Olimpiadi gli azzurri sono eliminati dall’Ungheria. Scoppia una rissa gigantesca a bordo vasca e Rudic deve essere fermato da un poliziotto. Scattano le squalifiche e lui si becca un anno: «meglio dell’ergastolo» commenta sarcastico. Ma intanto il Coni lo scarica e la Federnuoto lo caccia. Finisce un’era per la pallanuoto azzurra.

E oggi finisce un’era, invece, per la pallanuoto in assoluto. Radic molla. Anche se non del tutto. Della Federazione croata continuerà a essere il direttore sportivo. Ma non sarà più la stessa cosa. E per il suo erede Ivica Tucak il fardello sarà pesante, pesantissimo.

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