Sugli insulti omofobi di Sarri a Mancini la parola al giudice

ROMA. Insulto o discriminazione? La dura lite tra Maurizio Sarri e Roberto Mancini ieri sera nel finale di Napoli-Inter è sul tavolo del giudice sportivo che domani emetterà il suo verdetto: ha tutto per decidere, anche se resta la possibilità teorica di un supplemento di indagine. L'allenatore del Napoli, che ha apostrofato il collega nerazzurro con “frocio” e “finocchio”, rischia dalle tre giornate ai quattro mesi di squalifica. Tutto dipende da come Tosel valuterà l'alterco; se solo un insulto (deprecabile) o una vera e propria discriminazione omofoba. L'orientamento di Gianpaolo Tosel sembra essere quello di valutare la veemente reazione del toscano come un insulto e quindi punibile con sanzioni che vanno dalla multa al massimo di tre giornate di squalifica. Tra l'altro, anche le parole di Mancini potrebbero essere sanzionate. In attesa di conoscere il verdetto della giustizia sportiva, le frasi di Sarri, rese pubbliche in diretta tv da Roberto Mancini, hanno scatenato una polemica fortissima, sull'onda di un rapporto non facile tra calcio e omosessualità, come insegnano i casi Cassano o Belloli. Da una parte le prese di posizione politiche con la richiesta di «punizioni esemplari», l'invito dell'Arcigay a «partecipare alla manifestazione sulle unioni civili», dall'altra la difesa di Sarri, a cominciare dai tifosi del Napoli che, attraverso l'hashtag #iostoconSarri, hanno manifestato la loro solidarietà nei confronti del tecnico partenopeo o l'ironica risposta di qualche fruttivendolo con l'esposizione di casse di finocchi con la scritta «5 Mancini 2 euro». C'è poi la difesa del sindaco di San Giorgio a Cremano, Giuseppe Zinno, omosessuale: «Le parole di Sarri fanno parte di un comportamento distorto, ma non taccerei l'allenatore del Napoli di omofobia - ha detto - Le frasi di Sarri sono ovviamente da stigmatizzare, perché gli insulti dovrebbero essere lontani dal mondo del calcio e dello sport. I campi di calcio, però, sono ancora oggi luoghi di offesa e del peggiore cameratismo». «Se quelle frasi sono state dette non capisco la giustificazione di Sarri, cioè che quelle cose devono rimanere in campo. Sarri è intelligente e sa che non si possono circoscrivere quelle cose a un discorso di campo altrimenti non si finisce mai», le parole del presidente del Coni, Giovanni Malagò. Il neo commissario tecnico dell'Italbasket, Ettore Messina, sottolinea «noi siamo persone pubbliche e tutto quello che facciamo e diciamo ha un valore importante nei confronti di chi ci vede, ci sente e dei ragazzi. Sul dire che le cose restano in campo non concordo» mentre il presidente dell'Assoallenatori, Renzo Ulivieri, nel ritenere che «entrambi hanno sbagliato», sdrammatizza dicendo: «preferisco di esser chiamato finocchio, se deve essere un insulto a me. Democristiano mi offende troppo».
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