Tanjevic entra nella Hall of Fame: «Ma non pensate di liberarvi di me»

IL PERSONAGGIO
Tra i grandi del basket mondiale, nella considerazione degli altri allenatori, dei giocatori e dei tifosi, c’è da tempo. Ma vuoi mettere un’investitura, l’incoronazione in apertura dei Mondiali, la vetrina più prestigiosa. Nella Hall of Fame della Federazione internazionale (Fiba) irrompe Bogdan Tanjevic.
Sono 11 le personalità individuate dalla commissione della Fiba e Boscia è in ottima compagnia. Con lui sono stati selezionati Janeth Arcain (Brasile), Alonzo Mourning (Usa), Margo Dydek (Polonia), Atanas Golomeev (Bulgaria), Fabricio Oberto (Argentina), Jose “Piculin” Ortiz (Porto Rico), Mohsen Medhat Warda (Egitto), Jiri Zidek (Repubblica Ceca) e i coach Natalia Hejkova (Slovacchia) e Mou Zuoyun (Cina).
La cerimonia di ingresso si terrà a Pechino il 30 agosto alla vigilia del Mondiale, per il quale si è qualificata anche l’Italia. I premiati sfileranno sul parquet durante l’intervallo della gara inaugurale. «Arrivo anch’io in Cina, dopo il porto di Trieste, lungo la Via della Seta. Vado ad aprire i nostri uffici...», commenta scherzosamente Tanjevic. «Sarà un’emozione partecipare alla cerimonia e tornare in Cina 41 anni dopo esserci stato con la Nazionale jugoslava».
L’elezione nella Hall of Fame della Fiba (da non confondere con quella del Naismith Memorial di Springfield, negli Usa) è un onore al quale Boscia dà un’interpretazione disincantata. «Quando inserisci un personaggio in questi musei è un po’ come per voler toglierselo di torno. Avranno pensato che è ora di non vedermi più a bordo campo, che scivolo e strepito lungo la linea per parlare con giocatori e arbitri...Ma io mi affido a un precedente. Hubie Brown rimase inattivo per oltre 10 anni, quando tornò ad allenare aveva 72 anni, la mia età adesso. Alla faccia del vecchietto, lo premiarono come allenatore dell’anno nella Nba». Insomma, non sarà un premio - per quanto di eccellenza come la nomina della Hall of Fame Fiba - a spedire Tanjevic definitivamente in tribuna. «Mia moglie ogni tanto mi rimprovera: stai lavorando solo da 46 anni...». Le nozze d’oro con il basket, in fondo, sono dietro l’angolo.
Tanjevic non sarà comunque il primo personaggio legato a Trieste a venir inserito tra i grandi del basket. Il predecessore è stato naturalmente Cesare Rubini, autentico recordman delle Hall of Fame. Venne inserito in quella della Federazione internazionale e del Naismith Memorial ma è anche nel Gotha delle leggende della pallanuoto, alla International Swimming Hall of Fame di Fort Lauderdale in Florida.
Bogdan Tanjevic ha saputo della scelta della Fiba mentre era in viaggio per Sarajevo. Ricorre un anniversario speciale. Si ricorda il giorno in cui, per Boscia, tutto è cominciato. Nel 1979, quarant’anni fa, un club di scuola jugoslava per la prima volta riuscì a vincere la Coppa Campioni. Il trentaduenne Tanjevic portò il suo Bosna al successo battendo nella finale di Grenoble l’Emerson Varese 96-93. Fu la notte della partita della vita per Zarko Varajic, autore di 45 punti. Altri 30 li segnò Mirza Delibasic, il giocatore che più di tutti è entrato nel cuore di Boscia e al quale ora è intitolato il Palas di Sarajevo. Delibasic, portato via dal male e da una vita segnata da tappe dolorose, manca da 18 anni. Ma sarà come se idealmente fosse ancora lì, per ricordare e tornare a sollevare la Coppa. «Sarà una celebrazione in grande stile. Verrà proiettato un film di un’ora dedicato a quell’evento, sarà l’occasione per riabbracciare vecchi amici». In quel Bosna tra gli altri anche Svetislav Pesic e Ratko Radovanovic. Nell’Emerson, annullato da un infortunio, un amareggiato Dino Meneghin. Le strade di Tanjevic e di SuperDino si sarebbero riunite anni dopo, a Trieste. Ma questa è un’altra storia. —
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Riproduzione riservata © Il Piccolo