Trieste Calcio, un vivaio nato a Borgo San Sergio

Gli inizi in Terza categoria nel 1977. Oggi il parco giocatori conta 270 elementi Il presidente De Bosichi: «Per gli allenatori una sola regola, il calcio è un gioco»
Lasorte Trieste - Presidente S.Sergio De Bosichi sul campo in erba sintetica
Lasorte Trieste - Presidente S.Sergio De Bosichi sul campo in erba sintetica

di Guerrino Bernardis

TRIESTE

«Giocavamo in Terza categoria nel lontano 1977 – ricorda Nicola De Bosichi – e il nostro vivaio è nato allora. A tirarne le fila c’era Umberto Buffalo, che è rimasto in società finchè è stato in vita».

Racconta così gli inizi il presidente del Trieste Calcio, un tempo San Sergio, e ora uno dei settori giovanili più consistenti e interessanti della città, con un parco giocatori, dai “piccoli amici” alla prima squadra, di ben 270 unità.

«Alla fine degli anni ’90 – continua il presidente – collaboravamo intensamente, assieme al Soncini, con la Triestina, quando Giorgio Calzolari era il responsabile del settore giovanile alabardato; poi ho dovuto seguire un po’ più le vicende del nostro impianto e per qualche anno il settore si è fermato, ma dal 2005 ha ripreso vigore e direi che i frutti li stiamo raccogliendo...».

Alla base del successo con l’attività giovanile ci dev’essere un impianto, e il Trieste Calcio è la società che può vantare una serie di campi in sintetico davvero invidiabile.

«Storia lunga quella dei campi – conferma De Bosichi –. E’ una delle ragioni che mi hanno fatto “emigrare” a Borgo San Sergio, nel senso che c’era tanto spazio da poter utilizzare, come poi abbiamo fatto. Molti ricorderanno le battaglie, fin dal ’99, con i gruppi di nomadi che circondavano con i loro accampamenti il campo principale, ma, dai e dai, alla fine ce l’abbiamo fatta e per inaugurare il primo campo in sintetico invitammo l’Udinese di Robson. Oggi - precisa - oltre a quello in sintetico ci sono il campo principale, quello a sette, stiamo costruendone uno a cinque e in futuro arriverà ancora un campo a sette».

Per i quasi trecento ragazzi, ci vogliono tanti istruttori... «Poco meno di venti – conferma De Bosichi – ma la cosa interessante è che sono sempre gli stessi da tantissimi anni: sono tutti liberi di gestirsi i programmi d’allenamento ma, come unica regola, pretendo che intendano il calcio come un gioco, con le giuste regole, ma pur sempre un gioco. La società - sottolinea - mi piace considerarla come una grande famiglia in cui tutti stanno assieme, ed è un concetto che anche i genitori dei giocatori hanno accettato pienamente».

Borgo San Sergio non era un quartiere propriamente facile, per cui c’è anche una valenza sociale nell’attività portata avanti in tanti anni dalla società che si chiamava con il nome del rione e poi è divenuta il Trieste Calcio.

«Mi sembra troppo dire che abbiamo assolto a un compito sociale – commenta De Bosichi – ma abbiamo contribuito, come altre strutture, a far cambiare un po’ il volto del quartiere, e questo fa piacere. Il nostro compito resta però quello di giocare al calcio, e cerchiamo di farlo al meglio. Continuiamo a dare la possibilità ai nostri ragazzi di “provare” a giocare nella Triestina, anche se qualche volta ci rimettiamo nel costruire le nostre squadre, che potrebbero essere ancor più competitive. Penso - conclude - che nella prossima stagione i nostri ragazzi classe ’95 potranno fare ottime cose, e più di qualcuno di loro debutterà in prima squadra».

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