Dai recinti alle potature: la tutela dei 48 alberi più antichi di Trieste
Il bagolaro monumentale di piazza Hortis ha 180 anni: andrà protetto da chi ne calpesta le radici. Le piante storiche vanno dal platano in viale Cacciatore fino al pino di Miramare

L’imponente bagolaro di piazza Hortis, un albero monumentale di oltre 22 metri d’altezza, verrà recintato. Le sue radici sono estremamente delicate e vanno tutelate, perché chi passeggia in quel giardino tende a calpestarle, ignaro di camminare su oltre 180 anni di storia. A fine estate, prima che arrivi settembre, l’aiuola adombrata dalle fronde di quel patriarca verde – un celtis australis, appartenente alla famiglia delle cannabaceae – verrà quindi messa in sicurezza e riqualificata, vi saranno piantati nuovi arbusti, così da assicurare un miglior drenaggio del terreno.

L’intervento – curato dall’assessore alla Pianificazione territoriale Michele Babuder e dal dottore forestale Francesco Panepinto, responsabile Interventi su Verde e alberature del Comune – varrà circa 17 mila euro, in parte finanziati dalla Regione nell’ambito delle misure a tutela degli alberi monumentali del territorio. Piante che si distinguono per età, dimensioni, morfologia, valore storico-culturale e paesaggistico, rarità botanica o rapporto con l’architettura circostante, e dunque riconosciute al rango di beni culturali da tutelare.
Il Friuli Venezia Giulia è stata la prima regione italiana, nel 2015, a comunicare al ministero l’elenco degli alberi monumentali radicati sul territorio, e anche la prima a dotarsi di un regolamento che prevede contribuiti economici per la cura di questi colossi della vegetazione. L’elenco ne conta circa 1.500 in tutta la regione, e il primato spetta a Trieste, che con 48 alberi monumentali (di cui 26 a oggi di proprietà del Comune) è la città con più esemplari schedati e iscritti nell’elenco nazionale.

Tra questi c’è il bagolaro di piazza Hortis, esemplare quasi bicentenario in grado di raccontare le tante vicende del vicino Palazzo Biserini (edificato nel 1802, è di appena qualche anno più anziano), o ricordare la presenza di Fouché, ministro di Napoleone, a Casa Vicco, prima che diventasse la residenza della Curia vescovile.
Il primato dell’albero più antico spetta però all’esemplare ammirabile lungo viale al Cacciatore, nella zona della rotonda del Boschetto, che può vantare oltre 200 anni di età. Si tratta di un platano londinese (o platano comune), la specie più diffusa tra i viali e giardini di Trieste in quanto molto popolare tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento.
Il più grande, per dimensioni, è radicato nel giardino pubblico Muzio de Tommasini: la sua circonferenza sfiora i 530 centimetri, con un’età di circa 180 anni. Il giardino di via Giulia è anche quello che presenta più alberi monumentali in città. Il registro ne conta 14 (cui presto se ne aggiungeranno altri quattro): tra quelli già riconosciuti c’è anche una quercia in via d’estinzione, la vallonea, probabilmente l’unica in tutta la regione.
Non tutte le piante monumentali sono di proprietà del Comune: alcune affondano le radici in giardini di case private, altre ancora appartengono a enti o istituzioni (anche l’Università di Trieste è “proprietaria” di una quercia secolare). Nel parco del Castello di Miramare si contano 13 alberi monumentali, di fatto sotto la cura del ministero della Cultura e delle Belle arti. Tra questi si può ammirare anche un raro pino fantasma (pinus sabiniana), a lungo muto spettatore delle passeggiate romantiche di Massimiliano e Carlotta. Altri alberi monumentali sono radicati in Villa Revoltella, Villa Cosulich, Dolina di Percedol e nel giardino di piazzale Rosmini.
Per tutelare questi vegliardi verdi il Comune di Trieste è impegnato in una serie di attività di cura e salvaguardia, portate avanti negli anni con contributi regionali pari a circa 80 mila euro. La recinzione del bagolaro di piazza Hortis seguirà più recenti interventi di potatura, consolidamento e miglioramento agronomico dei siti più delicati della città.
Al Muzio de Tommasini si è inoltre provveduto a demolire le pavimentazioni impermeabili, sostituendole con materiali drenanti che permettano di far meglio respirare le radici degli alberi. A breve, verso maggio, ogni albero monumentale della città verrà inoltre dotato di un “totem” con riportata la sua carta d’identità: specie, età, dimensione, motivo per cui può essere a tutti gli effetti considerato un bene culturale. —
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