«Alcoltest anomalo»: assolto dalla guida in stato di ebbrezza
L’uomo era finito a processo dopo aver causato un incidente con feriti lievi sulla Gvt. Ma è stato assolto perché sussistono dubbi dopo che la difesa ha smontato l’attendibilità dell’alcoltest

Era finito a processo per guida in stato di ebbrezza, dopo aver causato un incidente con feriti lievi. Ma è stato assolto perché sussistono dubbi sulla sussistenza del fatto, dopo che la difesa ha smontato l’attendibilità dell’alcoltest. Secondo il legale, l’avvocato William Crivellari, l’etilometro aveva fornito valori incompatibili con la curva di assorbimento dell’alcol da parte dell’organismo.
Inoltre non sarebbe stato rispettato l’intervallo minimo di 5 minuti tra la prima soffiata e quella successiva. Da qui la richiesta di assoluzione, accolta dal giudice Igor Maria Rifiorati, che ha prosciolto il 32enne triestino perché «il fatto non sussiste». Il pm aveva chiesto invece la condanna dell’imputato a 4 mesi di arresto e 3mila euro di ammenda.
Il fatto contestato risale al 18 aprile del 2024. Quella sera, alle 20.30, il giovane stava percorrendo la superstrada al volante della sua Audi S3 con una passeggera a bordo. A un certo punto ha colpito sulla fiancata il suv che lo precedeva, mentre stava rientrando in corsia dopo aver scartato un cantiere stradale.
Nell’impatto erano rimasti feriti alcuni dei quattro occupanti della Toyota Rav 4. Dei rilievi si erano occupati i Carabinieri.
Tra i controlli di rito, in questi casi, rientra anche l’alcoltest ai conducenti. La pattuglia intervenuta, sprovvista del dispositivo, se ne era fatto portare uno da altri colleghi in servizio. Tra l’incidente e la prova con etilometro era trascorsa più di un’ora e mezza.
La prima soffiata (avvenuta tra le 22 06 e le 22.07) aveva restituito come primo valore 1,23 grammi di alcol per litro di sangue. Più del doppio del limite di legge. La seconda soffiata (durata dalle 22.11 alle 22.12) si era assestata invece sull’1,26. Esiti ritenuti inattendibili dalla difesa, che ha rilevato due anomalie.
La prima riguarda l’andamento dei valori. Considerando che il conducente era in auto dalle 20 e – a detta della passeggera – da quell’ora in poi non aveva assunto alcolici, l’eventuale picco si sarebbe dovuto registrare un’ora dopo (cioè alle 21), secondo i parametri della curva di Widmark citata dalla difesa. Il grafico in questione descrive l’andamento dell’alcolemia nel tempo. Superati i 60 minuti il valore tende a scendere progressivamente. Com’è possibile, dunque, che due ore dopo il tasso fosse in crescita? L’altra incoerenza riguarda la procedura. Il difensore ha eccepito che tra le due prove sono passati solo 4 minuti anziché i 5 previsti dalla norma.
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