Il sondaggio sulla cabinovia di Trieste e il ruolo di un giornale libero
Di fronte a una vicenda di grande importanza per il futuro di una comunità, il giornale che di quella comunità è espressione ha il dovere non solo di registrare quello che succede, ma di approfondire: registrare opinioni e promuovere un dibattito serio

Il sindaco Dipiazza commette una doppia, grave sgrammaticatura nel momento in cui annuncia in conferenza stampa di aver scritto a Enrico Marchi, presidente di Nem, il gruppo che edita anche Il Piccolo, per lamentarsi del sondaggio che il nostro giornale ha pubblicato sulla cabinovia e delle scelte della direzione sull’argomento.
La prima – rivelare in pubblico messaggi privati – ricade nella categoria dei fatti che si commentano da soli. Al limite, visto quanto accaduto ieri, può consigliare prudenza a chi intrattiene comunicazioni whatsapp con il primo cittadino.
La seconda è ben più grave, specie per un politico di lungo corso. Perché chiamare in causa l’editore significa non aver contezza di come lavora un giornale, di come lavora Il Piccolo, di quali siano i valori che ispirano Nem.
Perché di fronte a una vicenda di grande importanza per il futuro di una comunità, il giornale che di quella comunità è espressione ha il dovere, se vuole svolgere bene il proprio compito, non solo di registrare quello che succede, ma di approfondire: registrare opinioni, promuovere un dibattito serio, sviscerare aspetti meno noti. Questo lavoro a volte può non piacere, perché magari rivela aspetti sgraditi a chi amministra e sta portando avanti un progetto. Ma ciò non significa essere faziosi: significa offrire più informazioni possibili perché i cittadini si formino un’opinione consapevole. Una democrazia si rafforza anche così.
Questa è la base del patto di fiducia tra un giornale e i lettori. Ti fidi di un giornale perché sai che riporta tutte le posizioni legittime. Poi quel giornale può esprimere una posizione, ma lo fa in maniera aperta, dichiarata. Sono i fatti separati dalle opinioni, un principio cardine per noi.
E la risposta che il nostro editore ha dato al sindaco – ovvero che il nostro obiettivo è seguire attentamente la vicenda e dare spazio a tutte le opinioni – è la migliore conferma che Nem e Il Piccolo lavorano, con serietà e impegno, soltanto per onorare quel patto di fiducia. Non per altri scopi. Si chiama libertà di stampa, Il Piccolo la conosce dal 1881, quando si presentò con un motto che vale ancora oggi: “Saremo indipendenti, imparziali, onesti. Ecco tutto”. —
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