Croazia, Sabor insediato senza presidente

Il caos politico dopo le elezioni non permette un accordo. La Sdp porpone Podoljnak di Most ma l’Hdz lo boccia 
Bandiere sul palazzo del Parlamento croato a Zagabria di fronte alla chiesa di San Marco
Bandiere sul palazzo del Parlamento croato a Zagabria di fronte alla chiesa di San Marco

ZAGABRIA Il caos imperversa nel mondo politico e istituzionale della Croazia. Dopo le elezioni che hanno sancito in pratica un pareggio tra centrdestra, guidato dall’Hdz che si è aggiudicato 59 deputati su 151 e il centrosinistra capitanato dai socialdemocratici del premier uscente Zoran Milanovic (Sdp) con 56 seggi, con il terzo incomodo di Most, la neonata formazione politica indipendente che ha ottenuto 19 deputati, diventati però ora 15 per la defezione di quattro di essi.

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I colloqui tra i tre principali attori politici fin qui si è conclusa con un nulla di fatto e con Most che, a questo punto, propone una sorta di Grosse Koalition tra Sdp, Hdz e Most per l’appunto. Ma Hdz e Sdp non ci stanno.

Il primo risultato pratico di questo dialogo tra sordi è stata la seduta costituitva del nuovo Sabor (Parlamento) che si è conclusa, prima volta nella stria della Croazia indipendente, con un rinvio e senza la nomina del suo presidente. In effetti il centrosinistra aveva proposto quale candidato al vertice del Sabor il deputato di Most e esperto di diritto costituzionale, Robert Podolnjak il quale però, saputo che i parlamentari dell’Hdz non lo avrebbero votato non ha accettato la candidatura.

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A Zagabria, dunque, non c’è stato neppure un voto per eleggere il presidente del Sabor e, quindi, il presidente uscente Josip Leko che ha condotto i lavori della camera ha dovuto rinviare la sessione a data da destinarsi, «quando - ha affermato Leko - saremo in presenza di una maggioranza che potrà votare il suo candidato».

La scomodissima “palla” passa ora di nuovo nel campo del presidente della Repubblica, Kolinda Grabar Kitarovic la quale ha già indetto incontri con centrodestra, centrosinistra e Most il prossimo 7 dicembre al Pantov›ak. Se, a quel punto, dovesse essere chiaro che non esiste alcun margine di trattativa per dare vita a una coalizione di governo con una maggioranza in Parlamento è difficile pronosticare quale sarà la decisione del capo di Stato.

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Una bandiera croata, sullo sfondo il tetto della chiesa di San Marco a Zagabria

Sta di fatto che in queste tre settimane dopo le elezioni politiche si è assistito in Croazia a un movimentismo partitico che poco ha a che fare con la politica, ma si allinea piuttosto al trend del mercimonio.

Deputati che escono da Most sbattendo la porta e accusando l’Hdz di aver comperato gra parte degli onorevoli della neonata formazione politica, i socialdemocratici che si dicono pronti ad accogliere quasi tutte le richieste di Most cambiando anche quelle che sono state le direttive politiche che li hanno indirizzati alle elezioni.

Insomma mai come oggi si addice alla Croazia il noto adagio del defunto presidente Giulio Andreotti: «Il potere logora chi non ce l’ha».

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