Daila, la tenuta resta alla chiesa istriana

POLA. Dopo quattro anni è arrivato all'atto conclusivo e definitivo il tormentone giuridico relativo alla tenuta monasteriale di Daila, presso Cittanova, che sancisce praticamente lo status quo: con la sentenza del novembre scorso - resa noto solo ora - il Tribunale comunale di Buie ha respinto la richiesta di intavolazione da parte dei Frati benedettini di Praglia in provincia di Padova che volevano tornare in possesso della tenuta da cui furono cacciati dai comunisti di Tito nel 1947. Ma non solo: nel giugno scorso gli stessi Benedettini hanno deciso di rinunciare alla revisione dell'intero procedimento, mettendosi praticamente il cuore in pace.
Un epilogo per certi versi clamoroso e inaspettato dopo le aspre battaglie contro le autorità croate e il vescovo istriano a riposo Ivan Milovan: erano scesi in campo il Vaticano e l'allora papa Benedetto XVI. Secondo il noto sociologo della religione ed ex diplomatico croato Ivica Mastruko, è chiaro che è stato raggiunto un compromesso in seno alla chiesa per evitare eccessiva pubblicità dei suoi conflitti interni. L'avvocato dei Benedettini Tiziano Sosic di Pola, da noi interpellato, non ha voluto commentare la sentenza del Tribunale di Buie, stranamente tenuta nascosta per tutto questo tempo.
Nella motivazione della corte si legge che i Benedettini lasciarono di propria volontà il convento optando per l’esodo in Italia senza farvi più ritorno. Furono indennizzati nel rispetto degli Accordi di Osimo del 1973 con la cifra equivalente all'odierno valore di 6 milioni di euro. La tenuta quindi passò nelle mani della parrocchia di Daila e della Ddocesi di Parenzo-Pola che negli ultimi 15 anni ne ha venduto buona parte a società intenzionate a sviluppare attività turistico-commerciali e agricole nell'area.
Essendone rimasti circa 400 ettari del valore commerciale stimato sui 100 milioni di euro in pratica proprietà della chiesa, nel giugno del 2010 una commissione cardinalizia costituita ad hoc dal Vaticano di cui faceva parte il cardinale di Zagabria Josip Bozanic, aveva definito la delibera sulla restituzione della tenuta ai Benedettini. Il vescovo istriano Ivan Milovan però, sostenuto dal clero istriano, si era rifiutato di firmare il documento e papa Benedetto XVI lo sospese per un giorno autorizzando a firmare il vescovo spagnolo Santos Abril y Castello. Era il 13 luglio del 2011.
Alcuni giorni dopo la diocesi istriana aveva reso noto che in seguito a tale decreto rischiava la bancarotta, tra l'altro avrebbe dovuto pagare un oneroso risarcimento in milioni di euro per la parte venduta della tenuta. Nell'agosto successivo la Conferenza episcopale croata aveva appoggiato la Santa sede e la sua politica nella vicenda, scatenando le ire del clero istriano.
Alcuni giorni dopo il ministero croato della Giustizia invalidò la delibera e restituì la tenuta allo Stato e come risposta la chiesa denunciò lo Stato al tribunale amministrativo della Croazia. Quest'ultimo nel marzo 2013 diede ragione alla chiesa sentenziando che la tenuta le apparteneva. Infine l'ultimo capitolo della vicenda, nel novembre del 2014, con un altro capovolgimento di fronte: il Tribunale comunale di Buie ha respinto la richiesta di intavolazione dei Benedettini di Praglia che poi come detto, hanno ritenuto opportuno non combattere più.
Una bella rivincita per Ivan Milovan, che per la sua ribellione al Vaticano è stato mandato anticipatamente in pensione lasciando il posto a monsignor Drazen Kutlesa che stando a certe voci avrebbe dovuto essere l'esecutore delle volontà del Vaticano.
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