Farra, la maestra davanti al Gip per i bimbi maltrattati

FARRA. Tre luglio 2018. Questa la data dell’udienza preliminare fissata dal Tribunale di Gorizia in relazione alla vicenda che vede imputata la maestra della scuola elementare Riccardo Pitteri di Farra d’Isonzo che deve rispondere del reato di maltrattamenti nei confronti degli alunni della quarta classe.
Un’accusa circostanziata, quella formulata dal sostituto procuratore della Repubblica Andrea Maltomini, il quale il 26 marzo scorso, al termine di accurate indagini, chiese il rinvio a giudizio dell’insegnante, una donna di 45 anni residente a Gradisca. Richiesta cui ha fatto seguito la fissazione dell’udienza preliminare. In quella sede il Gip deciderà del futuro processuale, ma non solo, dell’imputata.
Sberle, urla e insulti all’indirizzo dei bambini che le erano stati affidati. Ripetuti episodi che i carabinieri documentarono con l'utilizzo di telecamere nascoste all’interno dell’aula scolastica e che portarono all’imputazione della maestra accusata di maltrattamenti continuati nei confronti dei minori che le erano stati affidati “per ragioni di educazione, istruzione e vigilanza” (come recita l’articolo 572 del Codice penale) aggravati dal fatto di aver commesso il reato contestato “con abuso di poteri e con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione”.
Insomma, l’opposto di quello che ci si aspetta da una educatrice cui erano stati consegnati venti bambini di neppure dieci anni con il compito non solo di insegnare italiano, storia o geografia, ma anche di contribuire a formare il carattere degli adulti che diventeranno.
L’indagine partì in seguito alle confidenze di alcune madri che avevano segnalato ai carabinieri di Gradisca una condotta vessatoria da parte dell'insegnante nei confronti dei loro figli. L’attività investigativa svolta dai militari del Nucleo operativo della Compagnia, permise di portare alla luce un atteggiamento aggressivo dell’educatrice la quale, secondo gli inquirenti, aveva instaurato in classe un clima mortificante e insostenibile. Ripetute minacce, epiteti offensivi, ceffoni sulla nuca, urla, umiliazioni, queste le lamentale dei bambini alla mamme che poi si erano rivolte ai carabinieri. La maestra adottava tale comportamento di fronte a comprensibili errori commessi dai bambini nello svolgimento dell'attività didattica. La difficile situazione creatasi all’interno della classe aveva spinto i piccoli alunni a mantenere, durante le ore di lezione, un “timoroso silenzio” per paura delle ritorsioni dell'insegnante. Tale clima aveva causato tra i bambini più sensibili un crescente stato d’ansia tale da far loro manifestare ai genitori la volontà di non volere più andare a scuola.
A seguito delle denunce, gli investigatori si mossero con estrema cautela, vista la delicatezza del caso, ovvero il coinvolgimento di minorenni. Ma i militi non si limitarono a raccogliere le lamentele delle mamme. Al fine di giungere a una piena certezza sul comportamento della maestra, vollero andare oltre. Nell’aula della quarta classe la magistratura autorizzò l’installazione di alcune telecamere, che abilmente occultate ripresero le lezioni dell'insegnante poi denunciata. Ed è proprio attraverso le registrazioni video, riferirono i carabinieri, che quanto raccontato loro dalle famiglie trovò conferma. A questo punto c'erano tutti i riscontri. Al termine delle indagini preliminari, i carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Gradisca d’Isonzo, competente per territorio, denunciarono in stato di libertà la maestra sottoponendola alla misura cautelare che le vietava di svolgere l’attività di insegnante.
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