Friuli Venezia Giulia: boom di assunzioni, aumento dell’83%

Nei primi tre mesi i contratti a tempo indeterminato sfondano quota settemila in regione. Ma il mercato del lavoro resta in crisi: erano 43mila le persone in cerca di impiego nel 2014, con un tasso di disoccupazione dell’8%, va peggio alle donne
Un operaio al lavoro (foto d'archivio)
Un operaio al lavoro (foto d'archivio)

TRIESTE. Aumentano dell’83,6%, rispetto al 2014, le assunzioni a tempo indeterminato riferite al primo trimestre 2015. Una percentuale da capogiro, che tuttavia - dicono con onestà in Regione - assume tale entità perché i valori assoluti di partenza sono molto contenuti: ed ecco allora che le 7.156 assunzioni del primo trimestre 2015 sembrano percentualmente una montagna contro le appena 3.898 dello stesso trimestre 2014.

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Ma in tempi di crisi, si sa, bisogna accontentarsi di poco. E allora fa pure bene pensare che, in queste stesse scansioni temporali, le uscite dal mercato del lavoro siano rimaste stazionarie, generando un saldo positivo. Ulteriori piccole buone nuove arrivano da altri indicatori, come il calo delle ore di Cig, la riduzione degli ingressi in lista di mobilità, l’aumento delle assunzioni e il miglioramento dei saldi riferiti ai contratti a tempo indeterminato. Ma attenzione: il primo trimestre è sempre quello migliore dell’anno.

I primi dati confortano e ce n’è bisogno, visto che la presentazione della pubblicazione “Il mercato del lavoro in Fvg”, finalizzata a rimarcare la situazione del 2014, non ha fatto immaginare magnifiche sorti e progressive rispetto a un’economia regionale che ancora non è ripartita. Il numero degli occupati resta quasi invariato rispetto al 2013, con oltre 495mila unità (-0,1%), di cui 387mila impiegate con lavoro dipendente.

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In questo settore però i dolori non stentano ad emergere: circa 151mila i nuovi contratti da lavoro dipendente, contro 160mila cessazioni, con un saldo negativo di ben 9mila unità, che va ad aggiungersi a una contrazione di poco meno di 6mila riscontrabile nel 2013. Un ulteriore elemento negativo è costituito dagli ingressi in lista di mobilità: 5.825 persone interessate, con un aumento del 43,7% rispetto al 2013. La crisi si respira ancora dall’aumento dei milioni erogati per la Cassa integrazione guadagni (32,6), che registrano un aumento del 10,4%.

La disoccupazione non accenna a diminuire: sono 43mila le persone in cerca di impiego nel 2014, con un tasso di disoccupazione dell’8%, cresciuto dello 0,3% rispetto al 2013: l’unica consolazione è che il peggioramento si verifica con intensità minore rispetto agli anni passati. Va peggio alle donne, il cui 8,9% segna in effetti una contrazione rispetto al 2013, ma insufficiente a raggiungere il 7,3% della disoccupazione maschile.

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Interessanti da questo punto di vista sono le considerazioni sulle classi d’età, che dimostrano inequivocabilmente che il problema riguardi le generazioni più giovani di lavoratori, se si considera il calo degli occupati sia fra i 25-34enni (-4,2%), che fra i 35-44enni (-4,4%), cui corrispondono invece lievi aumenti fra gli under 24 e i lavoratori over cinquanta. Studiare invece sembra poi essere di scarso aiuto, dato l’aumento dei disoccupati fra i detentori di laurea.

L’assessore al Lavoro, Loredana Panariti, pensa positivo nonostante tutto ed evidenzia «la timida ripresa delle assunzioni per i più giovani, dopo il tracollo del 2013, e alcuni indubbi segnali positivi, come la rimessa in moto degli ingressi soprattutto nell’agricoltura (+9,4%)», cui si sommano l’incremento importante delle costruzioni (+11,6%), i lievi rialzi del terziario, ma anche il preoccupante dato aggregato dell’industria (-5,7%).

Continua Panariti: «Anche l’utilizzo dei voucher è in crescita. Lo sviluppo del lavoro accessorio, che riguarda ogni anno circa 45mila persone, impone di pensare a linee specifiche di intervento e in particolare alla formazione di questi lavoratori. L’economia regionale ha registrato nel 2014 timidi segnali di miglioramento, con una ripresa delle esportazioni, ma anche con l’irrisolto problema della debolezza della domanda interna e degli investimenti». Ma la disoccupazione aumenta e il quadro resta profondamente incerto, in attesa di capire che aria tirerà in questo 2015, quando il pil nazionale dovrebbe attestarsi sul +0,5 contro il -0,4% del 2013: anche stavolta al di sotto della media di un’area Euro la cui crescita è azzoppata ormai da anni.

 

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