Gautieri: «Non si deve giocare ma dico sì agli allenamenti»
Il tecnico della Triestina: «Fermiamoci per pensare al futuro di un sistema in crisi ma quando ci sarà l’ok è giusto tornare al lavoro in vista della prossima stagione»

Lasorte Trieste 15/10/19 - Stadio Grezar, Triestina, Carmine Gautieri, Nuovo Allenatore
TRIESTE L’ultima partita di campionato il 24 febbraio, l’ultima amichevole al Rocco il 7 marzo, l’ultimo allenamento al Grezar il 9. Poi 48 giorni, come tutti, dentro casa sotto San Giusto uscendo solo per le commissione di sopravvivenza. Ma Carmine Gautieri, tecnico della Triestina, è ancora lì nonostante in questo periodo la tentazione di raggiungere la famiglia a Sorrento sia stata forte. È prevalso il senso civico e quello del dovere nei confronti di società e squadra. «Abbiamo fatto 30, facciamo 31» dice il tecnico partenopeo.
Ma quello che, dopo qualche settimana di quarantena era uno stimolo e ciè una speranza di poter tornare in campo con la sua squadra, è stato giorno dopo giorno demolito dall’incedere impietoso del virus. E quell’esile filo che si possa tornare a giocare in serie C entro l’estate è ormai reciso dall’intenzione di non farlo anche se poi l’ultima decisione non spetta agli attori ma alla federazione e al governo.
La Lega proporrà alla sua assemblea la sospensione della C. È una decisione che condivide?
«I presidenti attraverso la Lega si sono espressi e non ci sono tempi e condizioni per riprendere - sottolinea Gautieri - e anch’io personalmente ritengo sia giusto sospendere i campionati. E non solo per la salute di tutti ma anche perché è necessario concentrare le energie sulla prossima stagione che, specie in serie C, riserva molte incognite in primis sulla sostenibilità economica del sistema»
Quale potrebbe essere la prospettiva?
«A mio avviso, a campionati chiusi, sarebbe utile ragionare su una serie B a due gironi di 20 squadre o in alternativa a una C unica. La scelta di chi rientra in questi tornei va fatta a tavolino seguendo alcuni parametri: storia della società, solidità finanziaria, bacino d’utenza, organizzazione. Tutte caratteristiche che la Triestina ha, così come altre piazze ancora in terza serie. Solo così si potrebbero trovare risorse derivanti dai diritti televisivi anche in assenza di pubblico come potrebbe essere all’inizio della prossima stagione»
Ma il pubblico fa parte del gioco e il calcio non può farne a ameno.
«Infatti, io dico che quando gli stadi saranno riaperti, un Triestina-Cesena per fare un esempio, nell’attuale C può contare su cinquemila spettatori, ma in B o in un torneo più competitivo sono certo che il numero di presenze raddoppierebbe».
Quindi meglio decidere secondo dei criteri che affidarsi per le promozioni al sorteggio o a eventuali play-off?
«Non prendo neppure in considerazione l’ipotesi di sorteggio. Non ha nulla a che vedere con i valori dello sport nè con principi di serietà e rispetto nei confronti di chi ha investito denaro per cercare di raggiungere un obiettivo-promozione. Per quanto riguarda i play-off non credo ci siano i tempi tecnici. Anche perché dopo due mesi e passa di stop servono almeno 3-4 settimane di allenamento. Altrimenti non si salvaguardano gli atleti».
Ma a proposito di futuro proprio la questione allenamenti non è secondaria. Se i ragazzi (come gli altri sportivi) stanno fermi fino al ritrovo di agosto le loro condizioni saranno compromesse.
«È un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Credo che sia interesse dei tecnici, dei giocatori e anche delle società programmare almeno un mesetto di allenamenti quando ci sarà l’ok dal Governo. Tutti, compresi i miei, stanno svolgendo al massimo gli esercizi a casa ma alla lunga non può bastare. È impensabile che i professionisti possano stare fermi anche mentalmente per oltre quattro mesi. Facendo allenamenti, magari tra qualche settimana, con le prescrizioni sanitarie e lavorando con le dovute distanze e a turni, si può fare nel rispetto della sicurezza ».
Ma così si pone immediatamente la questione del pagamento della prestazione da parte delle società oltre ad altri costi.
«È interesse di tutti trovare un accordo a meno che non intervenga lo Stato ma sono dubbioso. Gli allenatori alla ripresa, ovunque allenino, vogliono aver giocatori in condizioni decenti, i giocatori professionisti vogliono essere pronti e anche le società, al di là dei vincoli contrattuali, hanno tutto l’interesse a salvaguardare l’integrità degli atleti sui quali hanno investito».
E i suoi ragazzi li sente?
«Stanno bene. Negli ultimi giorni ho parlato a lungo con Lambrughi, Sarno, Lodi. Loro vorrebbero ricominciare a lavorare e mi fanno tante domande alle quali non so dare risposta. Bisogna aspettare il 4 maggio per avere un po’ di chiarezza sul futuro. Speriamo». —
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