Gentile: «È un pezzo di storia goriziana che se ne va»

Il capogruppo di Fi in Consiglio comunale: «Resta da definire il futuro dei sette dipendenti del convitto»

Duecento anni fa, per la precisione il 15 agosto 1815, nasceva San Giovanni Bosco. Ed è una singolare coincidenza, quasi uno scherzo del destino, che proprio nelle ore e nei giorni di questa sentita ricorrenza a Gorizia i salesiani abbiano concretizzato la cessione dello storico convitto del San Luigi.

Un evento che è «un'amara sconfitta per tutta la città», secondo il consigliere comunale di maggioranza Fabio Gentile, che commenta con un misto di vivo dispiacere e di forte preoccupazione l'operazione.

«Il convitto del San Luigi è senza ombra di dubbio una delle istituzioni della nostra città, e da sempre è stato un punto di riferimento per generazioni di goriziani – dice Gentile -. Ora apprendere della sua chiusura e della cessione è fonte di dispiacere, ma allo stesso tempo preoccupa per quelle che potrebbero essere prospettive future della struttura. Proprio per questo chiederò ufficialmente al sindaco Romoli di attivarsi mettendosi in contatto con la onlus che avrebbe acquisito il convitto, e verificare che alla base dell'operazione non vi sia la volontà di trasformare l'edificio in un centro di accoglienza per migranti, richiedenti asilo o minori stranieri non accompagnati. Sarebbe importante impegnare la nuova proprietà a confermare invece il ruolo che il San Luigi ha avuto per la città e soprattutto per i suoi giovani in tutti questi decenni».

Se l'eventuale trasformazione del convitto in un centro d'accoglienza per profughi è una prospettiva che preoccupa Gentile, e non solo lui a Gorizia, grande è il rammarico per ciò che, a meno di sorprese, la città andrà a perdere. «Pensiamo ad esempio al servizio di doposcuola che il San Luigi ospitava, e che era l'unico a garantire agli studenti anche il servizio mensa e l'orario fino alle 18 – dice Gentile -, grazie ad un contributo della Fondazione Carigo. E cosa ne sarà poi dell'Estate Insieme, che ogni anno riuniva oltre mille bambini, o delle strutture sportive assai frequentate al convitto? Insomma, è un pezzo di storia goriziana che se ne va». Resta poi da definire anche il futuro dei dipendenti del convitto salesiano, che avrebbero già ricevuto notizia della chiusura dopo il 31 agosto. Non parliamo di grandi numeri (sono circa 7 i lavoratori), ma comunque di persone che non sanno ancora quando la struttura riaprirà e soprattutto se verranno riassorbiti in qualche modo dalla nuova proprietà. Per loro, ancor più che per tutta la città, la cessione del San Luigi rappresenta un autentico colpo al cuore.

Marco Bisiach

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