Gli ex signori della notte triestina «Pochi controlli e troppe pasticche»

«La droga di una volta erano le donne. In discoteca i giovani venivano per rimorchiare e divertirsi e non come oggi per impasticcarsi e distruggersi». Franz Rossignoli è stato, assieme ai fratelli...
Di Laura Tonero

«La droga di una volta erano le donne. In discoteca i giovani venivano per rimorchiare e divertirsi e non come oggi per impasticcarsi e distruggersi». Franz Rossignoli è stato, assieme ai fratelli Antonino e Luciano Spina e a Ezio e Roberto Maracich, uno dei “signori della notte” di Trieste. Con il Tiffany di Pieris prima, e con il Madracchio e il Makaki poi, ne ha viste di tutti i colori. Eppure guarda con perplessità a quanto sta accadendo oggi attorno al mondo delle notte pur considerando il pugno duro deciso dal Viminale che di fronte a irregolarità impone l’immediata chiusura del locale e i giovani sempre più strafatti di alcol e droghe.

«C’è un’enorme differenza rispetto al passato quando - afferma Franz che oggi gestisce I Tre Merli - la questura, prima di rilasciare la licenza di pubblico spettacolo, valutava la fedina penale del richiedente, la sua condotta e le sue capacità di garantire la sicurezza. Eravamo in mano alla polizia che effettuava parecchi controlli. Va però considerato che anni fa i frequentatori di discoteche si facevano al limite un canna o una riga di coca prima di arrivare, ma non c’erano ancora queste micidiali pasticche. Noi titolari stavamo alla porta e non delegavamo la selezione di chi entrava ai buttafuori. Non entrava chi non era gradito. Sapevamo chi poteva creare problemi e lo facevamo restare fuori». Insomma: titolari in prima fila, presenti, attivi. «Se dovessi riaprire una discoteca aumenterei i prezzi. In questo modo si fa già una prima scrematura. E poi - continua Franz - deciderei in prima persona chi far entrare e chi no. Bisogna avere il coraggio di esporsi senza temere ritorsioni. E bisogna rispettare la capienza imposta».

Parla invece di «mancata educazione dei clienti» Antonio Spina, titolare con il fratello per decenni di vere icone dell’intrattenimento notturno triestino come il Funny, il Vertigo e il Colonial. «Facevamo una selezione ferrea e all’interno noi, in prima persona, educavamo i ragazzi a divertirsi con responsabilità» riferisce Spina, oggi alla guida del locale del Marina San Giusto. E ancora: «Impedivamo che uno mettesse i piedi sul divano, che un altro ballasse in maniera da arrecare disturbo al resto della pista, che un terzo si comportasse male. Oggi invece ai giovani è permesso tutto. Esiste la totale anarchia perché ai gestori manca la professionalità».

Per gli storici gestori di discoteche a Trieste servirebbe quindi un serio sistema di sicurezza all’entrata con buttafuori professionalmente preparati e strumenti come il metal detector che impediscano almeno l’entrata di coltelli o altre armi. Di un sistema di sicurezza che spesso fa acqua parla anche Paolo Pisani, referente di una delle agenzie di sicurezza più qualificate, la Gis: «Un tempo i gestori pensavano prima al personale della sicurezza e poi al barman mentre oggi si risparmia il più possibile con il compito affidato spesso a non professionisti che in molti casi sono pagati in nero e che di conseguenza si defilano se succede qualcosa. Sul personale che fa la sicurezza nei locali ci sono pochi controlli tenendo conto che molti gestori triestini mettono in regola i due addetti all’entrata e poi fanno passare per clienti quelli che lavorano all’interno o, come in alcuni casi a Trieste, li assumono come camerieri e poi fanno fare loro la sicurezza». Pisani ricorda al contempo che un buttafuori «non può perquisire un cliente, in caso di rissa deve far intervenire la polizia». Nel 2009 il ministero dell’Interno ha stabilito che per poter lavorare nell’ambito della sicurezza nei luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi bisogna essere iscritti in un apposito elenco. Requisito obbligatorio per l’iscrizione è l’attestato del corso di 90 ore, autorizzato e riconosciuto dalla Regione.

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