I candidati nella Rete tra cani, star e gaffe

Gli aspiranti sindaci si cimentano nel mondo dei social passando da post istituzionali a foto d’antan con l’incubo del like sbagliato
Il municipio di Trieste
Il municipio di Trieste

TRIESTE I social network furono una carta vincente nella campagna elettorale di Obama nel 2008. O almeno così dicono. Da allora sono passati otto anni e l’esempio americano, con il giusto ritardo, è approdato da un po’ nella vecchia Europa.

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E a Trieste? I candidati alle prossime elezioni comunali sono più o meno a proprio agio nelle acque della Rete. Ma nessuno sfodera, almeno sinora, una campagna d’immagine pari allo “Hope” bianco-rosso-blu del presidente uscente Usa. Manca «el morbin», insomma.

Al contrario il “caso Tuiach”, esploso nelle ultime ore, dimostra ancora una volta come la Rete possa rivelarsi un coltello a doppio taglio per un politico. E non tutti hanno la scorza di un Gasparri, capace di trasformare in forza un’evidente mancanza di pratica e savoir faire.

Cominciamo con il sindaco uscente. Roberto Cosolini ha una doppia presenza su Facebook, la sua pagina personale e quella ufficiale del candidato. Nella prima compare in una foto profilo vacanziera, abbronzato con bicchiere in mano e sfondo gotico-ispanico d’oltremare. L’immagine di sfondo è il concerto di Bruce Springsteen al Rocco, ca va sans dire.

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Il Cosolini “ufficiale” propone invece l’iconografia standard da sindaco. La prima rilancia a tutto andare la seconda («Roberto Cosolini shared Roberto Cosolini's post)») anche se c’è un po’ di spazio per il Web-cazzeggio. Twitter noiosetto a parte la bio: «Sindaco del @ComunediTrieste, al 50% innamorato di #Trieste, l’altro 50% di @springsteen». Instagram? Non pervenuto.

Passiamo all’altro Roberto, il Dipiazza sostenuto da una larga fetta di centrodestra. Anche qui profilo e pagina ufficiale su Fb, assai simili. Si definisce «datore di lavoro di me stesso» e sullo sfondo del profilo personale piazza un bello scambio di sguardi con il cane Ted.

Quanto ai contenuti, il punto forte sono i video di berlusconiana memoria, primi piani alternati a immagini del candidato che stringe mani ai passanti, mentre la nota voce baritonale in sottofondo sciorina proclami. Profilo Twitter piuttosto grigio, anche se i refusi regalano qualche soddisfazione. Per la Ferriera propone la «chiusura dell’area a calda». Instache?

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Il municipio di Trieste

Passiamo a Paolo Menis, M5S, alfiere della rivoluzione che passa dal Web. Andiamo meglio? Mica tanto. Anche qui profilo personale e pagina pubblica più o meno si equivalgono, il primo più intimo, il secondo istituzionale. Il candidato risponde regolarmente ai commenti degli utenti, ma almeno per il momento il Movimento non sembra aver sfoderato uno strumentario apposito per questa campagna. In compenso il pentastellato, udite udite, ha un profilo Instagram. Poche foto ma «almeno el xe».

E gli altri? Il candidato più “sovietico” è quello che se la cava meglio. Iztok Furlanic (Sinistra unita) ha una pagina istituzionale ma il suo profilo personale non si limita a fotocopiarne i contenuti e si lascia un po’ andare: materiale sull’amata Juve, pagine di Lercio («Gasparri passa sette ore a guardare una gif per vedere come finisce») e così via. No Twitter, no Instagram.

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Marino Sossi (Sì - Sinistra per Trieste) ci tiene a sottolineare di essere un uomo all’antica, e infatti ha soltanto un profilo personale su Fb. Vi compare principalmente materiale pubblicato da altri, in primis il “socio” Aris Prodani, faccia attiva sul Web della coalizione.

Alessia Rosolen (Un’Altra Trieste Popolare) un profilo personale su Fb non ce l’ha. Ha invece una pagina da candidata, sulla quale conduce una campagna di immagine-immagini piuttosto efficace, visto il numero di condivisioni. Più radicata la sua presenza su Twitter, su cui naviga da tempi non sospetti.

Fabio Carini (Startup Trieste), l’irruzione dell’imperscrutabile nella politica triestina, con tanto di bollino-Zanzara, fa i compiti sui social ma niente più. Un po’ come gli altri: profilo personale, istituzionale, Twitter serioso. Qualche riferimento retropop a Califano.

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Maurizio Fogar (No Ferriera - Sì Trieste) usa soprattutto la pagina del Circolo Miani. L’indipendentista Giorgio Marchesich (Fronte per l’indipendenza) ha un profilo Fb personale tempestato di alabarde. Spicca però una sua foto del ’75 in cui (parola di cronista) somiglia a David Bowie.

Nicola Sponza (Uniti per Trieste) ha un profilo personale creato ad hoc, che usa per illustrare il suo programma economico. Vito Potenza con l’omonima lista segue lo schema classico, profilo e pagina su Fb, con approccio popolare (foto di manifestazioni, materiale politico etc).

Nel complesso, il genio della comunicazione social triestino non è ancora all’orizzonte. Mentre è sempre in agguato il rischio di cadere nella Rete, e farsi male. Decisamente male anche, se nella vita, si fa il pugile di professione. E se i tuoi supporter sono pronti a “perdonarti”.
 

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