La Flex si ferma per quattro ore: sit-in sotto il Consiglio regionale
Presidio mentre Cgil, Cisl, Uil e Usb venivano ricevute dagli assessori Bini e Rosolen Precariato e delocalizzazione in Romania tra i temi della protesta affrontati a Palazzo

Foto BRUNI 15.10.2019 Gli operai Flex Trieste davanti la Regione
TRIESTE Lunedì spazio alla Dukcevich, tra ieri e lunedì il turno della Flex: nelle sale del consiglio sono sfilate in questi giorni alcune testimonianze delle difficoltà che l’economia industriale triestina sta attraversando in questo periodo. Sullo sfondo gli scricchiolii dell’indotto Wärtsilä, la più importante presenza manifatturiera sulla piazza. Un silenzio, che non lascia presagire nulla di promettente, avvolge Sertubi e Burgo, le altre acuzie di stagione.
«Momento eccezionale», ironizzano i segretari di Fim-Fiom-Uilm celiando sul motto che caratterizza il proverbiale ottimismo del sindaco Roberto Dipiazza: Alessandro Gavagnin, Marco Relli, Antonio Rodà hanno guidato la delegazione “triplicista” che in piazza Oberdan ha incontrato gli assessori delegati ad affrontare le situazioni critiche di questa fiacca congiuntura, Sergio Emidio Bini e Alessia Rosolen. Alla riunione stavolta ha partecipato anche Sasha Colautti, dirigente della Usb.
Sul tavolo i vari problemi legati allo stabilimento elettronico Flex: scadenza dell’accordo con la multinazionale nordamericana, abbondanza di precariato (127 in staff leasing), pericolo di mono-committenza, deludente politica commerciale, scarsa visibilità sulla prospettiva industriale, preoccupante trasferimento di produzione nella romena Timisoara dove i costi aziendali sono minori. Vicino all’ingresso del consiglio, 40-50 dipendenti dell’azienda - significativa la componente femminile - hanno organizzato un presidio attorno allo striscione della “rsu”. Ieri mattina quattro ore di sciopero hanno accompagnato e sottolineato la protesta. Una ventina di giorni fa l’azienda aveva comunicato che 23 precari non sarebbero stati confermati.
Ma l’obiettivo portante dell’iniziativa sindacale era ottenere l’appoggio della Regione per rinegoziare al ministero dello Sviluppo Economico - dove siede il pentastellato triestino Stefano Patuanelli - l’intesa scaduta che venne definita nel 2015, quando Flextronics comprò lo stabilimento triestino da Alcatel Lucent. I sindacati chiedono un piano industriale, la conferma del radicamento produttivo sul territorio e una maggiore articolazione degli ordinativi lavorati, sui quali pesa il quasi monopolio del 90% consegnato a Nokia.
Il giorno precedente - lunedì - la Rosolen aveva incontrato il management di Flex, che aveva riportato la posizione aziendale: congiuntura non favorevole, trimestre estivo sotto tono, i 23 somministrati saranno ripresi non appena la situazione sarà migliorata, non ci saranno comunque recrudescenze dal punto di vista occupazionale nonostante il periodo poco performante. La dirigenza Flex ha garantito impegno in termini di diversificazione produttiva, in particolare nella collaborazione con Enel sulle stazioni di ricarica delle vetture elettriche. Date queste premesse, Bini & Rosolen hanno assicurato la presenza dell’istituzione nella vicenda Flex, anche nei rapporti con Roma, «in un contesto di lavoro di squadra». —
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