L’obiettivo del vaccino al 60-70% dei cittadini Fvg entro la fine dell’estate

Il direttore Arcs Tonutti delinea i passi dell’iter, in attesa delle indicazioni romane. Da febbraio le iniezioni agli over 80. Per le prenotazioni si punta sulle farmacie

TRIESTE La battaglia contro il Covid ha un punto fermo: vaccinare il maggior numero di residenti in Friuli Venezia Giulia. Almeno il 60-70% entro fine estate. Vale a dire, se si escludono gli under 16 per i quali il vaccino non è raccomandato dall’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, tra le 630 mila e le 740 mila persone. Il primo step, dallo scorso 27 dicembre, interessa i lavoratori della sanità – quelli del settore pubblico, ma anche i medici di medicina generale, i farmacisti, gli studenti e altre categorie legate in vari modi al sistema – e le residenze per anziani. Ma a stretto giro, già a febbraio, anticipa il direttore generale dell’Azienda regionale di coordinamento per la salute Giuseppe Tonutti, si partirà con gli over 80: sono 103 mila in regione, si punta a vaccinarne almeno 60 mila. Per raccoglierne le adesioni, avverte il responsabile Arcs, saranno determinanti le farmacie.

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La partenza della campagna in Italia è stata a macchia di leopardo. Dalla giornata simbolo di Palmanova all’aggiornamento di ieri nel primo pomeriggio, la prima dose Pfizer è stata somministrata a poco meno di 260 mila persone, con incidenza ogni 100 mila abitanti che va da 795 nella Provincia di Trento a 135 in Sardegna.

Il Fvg, che ha utilizzato il 55% delle forniture a disposizione, è al sesto posto (dietro anche a Lazio, Sicilia, Veneto e Toscana) con 6.585 vaccini tra personale sanitario e anziani delle case di riposo (si è iniziato martedì in due strutture a Pordenone e Cordenons), cioè 543 ogni 100 mila abitanti. «Non siamo in ritardo», ha rassicurato il commissario straordinario Domenico Arcuri nel confermare che il primo obiettivo è di far diventare Covid-free ospedali e Rsa, per poi passare agli over 80, alle fasce di popolazione tra i 60 e gli 80 anni, alle forze dell’ordine, agli insegnanti e al personale scolastico, ai fornitori di servizi pubblici essenziali, agli operatori del trasporto pubblico locale, al personale carcerario e ai detenuti. E, infine, alla vaccinazione di massa.



Un calendario, però, solo sulla carta. Perché, fa sapere Tonutti, i territori non hanno ancora ricevuto indicazioni più di tanto precise su tempi, passaggi, modalità di prenotazione. Punti fermi, al momento, sono solo Ssr, Rsa e il passo successivo: gli over 80. «È la categoria che è stata individuata come immediatamente successiva, nell’elenco delle priorità, a quella che stiamo vaccinando in questi giorni», spiega il direttore Arcs. Sulle altre c’è invece incertezza: «Non è stato chiarito se ci sarà una categoria tra 70 e 80, magari messa assieme a un’altra di under 70 con almeno una patologia cronica». I punti interrogativi, dunque, non mancano. Fermo restando che la questione chiave è la disponibilità dei vaccini. I Pfizer (8,8 milioni di dosi in arrivo in Italia nel primo trimestre in un contratto da 27 milioni, da dividere per due perché serve il richiamo) non possono bastare, il successo della campagna è legato al via libera a Moderna (giunto proprio ieri) e AstraZeneca e quindi a forniture che consentano di programmare la scaletta.

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Quanto alle prenotazioni, Tonutti pensa soprattutto alle 400 farmacie in regione: «Sono tante, diffuse sul territorio, saranno sempre a disposizione. Sempre che il livello nazionale non decida di centralizzare le operazioni». La preoccupazione è che, in questo secondo caso, manchino poi gli strumenti per gestire tutto da Roma. «In questa fase abbiamo non a caso dovuto comprare un po’ di siringhe perché non è stato fornito quanto necessario, ma ci siamo fatti trovare pronti», prosegue Tonutti, ipotizzando che si possa ricorrere anche alla normale chiamata telefonica per le prenotazioni sanitarie. Di code in farmacia, comunque, non se ne prevedono: «Non immagino un assalto. La stima è che ci possa essere una media di 150 ultraottantenni per farmacia, numeri gestibili».

Nessuna certezza, per ora, nemmeno sulle sedi della vaccinazione di massa. Si era parlato dei quartieri fieristici e, per Trieste, del nuovo centro congressi, ma l’ufficialità non c’è. «Gli over 80 andranno in ospedale a vaccinarsi – è la previsione del direttore dell’Arcs –. Potrebbe accadere già da febbraio, non credo che tra un mese saranno pronte le “primule” di Arcuri». Di certo, servirà incrementare l’intensità dello sforzo del sistema: «A regime ci stiamo avvicinando alle 2 mila iniezioni al giorno, ma dovremo aumentare questi numeri».

Il personale? «Lo dovremo trovare, a costo di ridurre qualche altra attività ambulatoriale, un comparto in cui fortunatamente non ci sono carenze pesanti. Inoltre, con poco si può fare tanto: con cinque persone ogni pomeriggio puoi fare 350 vaccinazioni. Per noi è una priorità assoluta, non ci possiamo fermare davanti agli ostacoli». Per questo in Arcs si è fissata l’asticella al 60%-70% per settembre. Si può fare? «Sarà la disponibilità dei vaccini il limite, non la nostra capacità di vaccinare». —


 

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