Madre Teresa, la santa “figlia” dei Balcani

ZAGABRIA. «Sono albanese di sangue e indiana di cittadinanza», recita una delle frasi più famose di Madre Teresa di Calcutta, che prosegue: «Per quel che attiene alla mia fede, sono una suora cattolica. Secondo la mia vocazione, appartengo al mondo. Ma per quanto riguarda il mio cuore, appartengo interamente al Cuore di Gesù».
La fondatrice della congregazione delle Missionarie della carità, nata nel 1910 a Skopje col nome di Anjeza Gonxhe Bojaxhiu e morta a Calcutta nel 1997, verrà proclamata santa questa domenica 4 settembre, nel corso di una cerimonia che marcherà uno dei momenti più importanti del Giubileo della Misericordia.
Premiata con il Nobel per la pace nel 1979 (per il suo lavoro tra i poveri di Calcutta) e beatificata da papa Giovanni Paolo II nel 2003, Madre Teresa riceverà il riconoscimento più alto da parte di papa Francesco, a coronamento di una vita eccezionale che ha attraversato numerosi paesi ed epoche storiche.
Come a Roma, così nella sua terra di origine - i Balcani - hanno preso il via i preparativi per le celebrazioni di una delle figlie più illustri della penisola. A festeggiare la santificazione di Madre Teresa saranno le chiese cattoliche locali, in particolare quelle di Albania e Kosovo, a cui la religiosa era legata "per sangue". Ma l'evento non passerà inosservato nemmeno a Skopje, l'attuale capitale della Macedonia.
Quando la suora vi nacque, questa città di quasi 700mila abitanti faceva ancora parte dell'Impero Ottomano e, prima della morte della santa, avrebbe attraversato altri quattro paesi (il Regno serbo fino alla fine della Prima guerra mondiale, quello jugoslavo fino allo scoppio della seconda guerra e infine la Jugoslavia socialista e la repubblica di Macedonia).
A Skopje, si trova oggi un memoriale dedicato a Madre Teresa - costruito sul luogo in cui si trovava la chiesa in cui fu battezzata - e a breve sarà inaugurata anche un'imponente statua in sua memoria. «La suora che spaventò i comunisti albanesi», come scrive il portale regionale Birn, suscita dunque oggi l'appetito di quei governi che, alla luce della sua notorietà, vogliono ottenerne la paternità.
Dopo averla "spiata", "temuta" e "considerata come una minaccia", al punto da mettere a verbale le "attività ostili del Vaticano contro l'Albania" (queste le rivelazioni di Birn, entrato in possesso di alcuni documenti risalenti ai tempi del regime di Enver Hoxha), il governo di Tirana ha in seguito dedicato a Madre Teresa l'aeroporto della capitale.
I tempi erano ovviamente cambiati e la religione non era più "vietata per legge", come lo fu dal 1967 al 1991. Diversa la storia della statua attualmente in costruzione nella capitale macedone. Nell'ambito del controverso progetto di rinnovamento urbano "Skopje 2014", il governo e il comune prevedono di edificare un complesso di fontane e sculture per un costo compreso tra i 6 e gli 8 milioni di euro. Una scelta piuttosto discutibile per celebrare una persona che fece voto di povertà.
Emigrata in Irlanda all'età di 18 anni (nel 1928) e in India già dal gennaio 1929, Madre Teresa seguì da lontano le vicissitudini della sua patria natia. Soltanto nel 1989, la suora riuscì a visitare l'Albania, dove tornò dopo il crollo del comunismo nel 1991 per aprire una "casa" della sua congregazione. Dopo la sua morte, le diatribe internazionali hanno riguardato le spoglie della santa, contese soprattutto tra India ed Albania.
Da Tirana, il presidente post-comunista Sali Berisha invocò la "restituzione" in occasione del centenario della nascita della religiosa, in modo da poterla seppellire accanto alla sorella e alla madre nel cimitero della capitale. Dovette però scontrarsi con il "no" secco di Nuova Delhi, per cui "Madre Teresa era una cittadina indiana" e resterà perciò sepolta nel cuore di Calcutta, dove operò tra le vittime della povertà.
Per le autorità albanesi, la prossima discordia riguarderà la statua gigante in programma a Skopje. La stampa macedone assicura che sarà più alta di quella già innalzata alla gloria di Alessandro Magno e che già aveva fatto infuriare Atene.
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